Marina militare

ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO A BORDO DELLE NAVI DELLA MARINA MILITARE: LA DIFESA NON ESCLUDE RISCHI PER LA SALUTE DEI MARINAI

(di Luca Marco Comellini per Tiscali Notizie) – Tutto è iniziato il 30 agosto 2012, a seguito di una segnalazione che rivelava la presenza di sostanze contaminanti e cancerogene (trialometani e idrocarburi) disciolte nell’acqua destinata al consumo umano sulla Nave Caio Duilio della Marina militare. Dopo pochissimi giorni il deputato radicale Maurizio Turco depositò una interrogazione al Ministro della difesa per conoscere lo stato di efficienza degli impianti di potabilizzazione e sulla tipologia e frequenza dei controlli delle acque impiegate sia per uso lavanda che per scopi alimentari a bordo delle unità navali militari di ultima generazione, già consegnate alla Marina militare italiana (Portaerei Cavour, Nave Caio Duilio, Nave Andrea Doria), nonché sulle fregate europee multi missione (FREMM), in fase avanzata di allestimento presso il comando Marinalles di La Spezia. Casualmente subito dopo la pubblicazione dell’interrogazione parlamentare la nave contaminata fu fermata per “manutenzione”, e i vertici della Marina militare disposero immediati accertamenti sulla vicenda che a qualcuno (non tutti) era apparsa alquanto preoccupante per la salute dei marinai e per le possibili conseguenze penali.

I marinai dovettero aspettare poco più di tre mesi per leggere la risposta all’interrogazione parlamentare sull’acqua data a bere ai marinai. L’allora sottosegretario alla Difesa Filippo Milone rispose ammettendo il riscontro delle sostanze cancerogene spiegando che sulle unità navali della Marina militare sono effettuati controlli dell’acqua periodici – di massima, con cadenza semestrale – presso i “laboratori militari certificati” e che, in riferimento all’accaduto, il Ministero della salute non ritenne necessario realizzare ulteriori specifiche d’informazione e comunicazione sui rischi derivanti da contaminanti disciolti nelle acque. Insomma, dissero che era tutto a posto.

A distanza di quasi tre anni, era il 22 marzo 2015, a smentire clamorosamente il sottosegretario Milone in merito alla rassicurante disponibilità di idonei “laboratori militari certificati” fu proprio il Comando della Squadra Navale della forza armata (CINCNAV), che nel prendere atto dell’indisponibilità nella base di La Spezia di idonee attrezzature di laboratorio per effettuare le analisi chimiche a verifica della conformità delle acque di bordo, a seguito di specifica richiesta presentata da Nave Elettra, decise di allargare i cordoni della borsa e spendere un altro po’ dei soldi dei contribuenti per assicurare la copertura finanziaria per l’esecuzione delle analisi presso laboratori esterni o convenzionati. Il Comandante della Squadra Navale all’epoca della presentazione dell’atto di sindacato ispettivo da parte della piccola pattuglia di parlamentari Radicali era l’ammiraglio Giuseppe de Giorgi, l’attuale Capo di stato maggiore della Marina militare .

Quell’indisponibilità di idonee attrezzature di laboratorio per le analisi delle acque nella sede di La Spezia e presumibilmente anche nelle altre sedi della forza armata, era stata l’ennesima conferma della situazione di pericolo a cui erano, e sono, stati costantemente esposti i marinai imbarcati sulle unità navali della Marina militare nel corso di questi anni. La cosa non è sfuggita ai senatori pentastellati, Marton, Crimi e Santangelo, che già da tempo avevano capito le regole e le tecniche usate dalla Difesa nei rapporti con il Parlamento. Il 6 giugno del 2015 i senatori interrogarono nuovamente la Ministra della Difesa, Roberta Pinotti, per chiarimenti sulle eventuali violazioni delle norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e, quindi, le responsabilità del datore di lavoro in merito al rischio a cui era stato sottoposto il personale militare che aveva prestato e prestava servizio sulle navi della Marina militare. La risposta è giunta solo il 27 aprile, quando il sottosegretario Alfano, davanti alla Commissione difesa del Senato, ha confermato “l’assoluto impegno della Difesa e delle Forze armate ad attenersi, nello svolgimento di ogni attività e in ogni circostanza, all’imprescindibile principio di precauzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, volto a tutelare la salute del proprio personale.” Alfano ha poi proseguito affermando che gli impianti installati a bordo delle unità navali della Marina militare “sono pienamente conformi al decreto legislativo n. 31 del 2001”.

Proseguendo il rappresentante del governo ha però precisato che “presso tutte le strutture sanitarie della Marina militare è possibile analizzare soltanto alcuni parametri (come quelli microbiologici) delle acque, mentre quelli chimico-fisici sono affidati a laboratori terzi convenzionati che dispongono delle strumentazioni idonee; in entrambi i casi, comunque, sono sempre garantiti minuziosi controlli analitici”.

Dopo la brillante premessa il sottosegretario si è destreggiato nell’inutile elogio dei controlli di qualità, interni ed esterni, effettuati dai laboratori della Forza armata e delle certificazioni obbligatorie previste dal decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31, illustrando all’interrogante anche la recente acquisizione da parte dei laboratori di La Spezia, Augusta, Taranto e Roma della certificazione ISO 9001 che, come sanno i più informati, definisce unicamente i requisiti del sistema di gestione della qualità di un’organizzazione, e non i suoi prodotti (nel caso di specie le analisi). La ISO 9001 non garantisce necessariamente la conformità del prodotto ai requisiti di legge applicabili né che il prodotto stesso sia certificato secondo i requisiti di una norma specifica dell’ISO (o di altro ente).

La replica del senatore del Movimento cinque stelle è stata praticamente lapidaria.Ricordando le mancate risposte ad altri atti di sindacato ispettivo e lamentando la scarsa attenzione della Marina alla salute del proprio personale Marton ha precisato che “le politiche attuate, anche nel corso di incarichi ricoperti in precedenza, dall’attuale Capo di Stato Maggiore, ora oggetto di delicate indagini della Magistratura, sembrano infatti essere state orientate più verso l’effettuazione di discutibili procedure d’appalto che non a garantire la dovuta tutela al benessere dei militari della Forza armata, cui dovrebbero primariamente essere destinate le risorse disponibili.”, ha poi concluso dichiarandosi insoddisfatto delle spiegazioni ricevute.

Se la Pinotti avesse saputo che quasi contemporaneamente alla riunione della Commissione parlamentare il comandante della  Nave Grecale (da tempo è costantemente impegnata nelle operazioni di trasporto in Italia dei migranti clandestini recuperati qua e là in prossimità delle coste africane) aveva lanciato dalla sua sala telex una richiesta al Dipartimento Militare di Medicina Legale (DMML) di La Spezia per far effettuare le anali sulle acque di bordo per uso di lavanda sicuramente avrebbe chiesto al suo sottosegretario di sventolata sotto il naso di Marton come a voler dire: ecco Marton, questa è la prova dell’attenzione verso la salute dei marinai!

Il messaggio del comandante della Nave Grecale non lascia spazio a libere interpretazioni: «SCOPO CONSENTIRE CONTROLLI PERIODICI DELLE ACQUE DESTINATE AL CONSUMO UMANO PRODOTTE DA CODESTA UNITA`, IN OTTEMPERANZA ALLA NORMATIVA CUI AL RIFE A, CHIEDESI DISPONIBILITA AD EFFETTUARE LE PREVISTE ANALISI CHIMICO-FISICHE SOTTOELENCATE: – ALLUMINIO – AMMONIO – COLORE – CONDUTTIVITA` – CLOSTRIDIUM PERFRINGENS (SPORE COMPRESE) – ESCHERICHIA COLI – CONCENTRAZIONE IONI IDROGENO – FERRO – NITRITI – ODORE – PSEUDOMONAS AERUGINOSA – SAPORE – CONTEGGIO DELLE COLONIE A 22 C E 37 C – BATTERI COLIFORMI A 37 C – TORBIDITA` – IDROCARBURI – IPA (EPA) IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI TOTALI – TRIALOMETANI TOTALI – TRICLOROETILENE – TETRACLORO ETILENE» (ai militari piace tanto usare i caratteri maiuscoli nelle loro comunicazioni).

Quindi è tutto a posto? La Marina fa regolarmente le analisi sulle acque per uso di lavanda e consumo umano stivate nei cassoni delle fregate e degli incrociatori. Lo scorso 9 maggio il DMML La Spezia ha risposto al comandante della nave Grecale con un chiarissimo messaggio: «IL LABORATORIO ANALISI DEL DMML LA SPEZIA NON POSSIEDE ATTREZZATURE PER POTER EFFETTUARE LE ANALISI CHIMICO-FISICHE DELLE ACQUE RICHIESTE COME DA MSG IN RIFE (n.d.r. RIFERIMENTO)».

Insomma, sfrondata del superfluo auto incensamento sulle certificazioni e i controlli, la risposta che la Ministra Pinotti ha voluto dare ai senatori grillini, tramite Alfano, è stata sostanzialmente questa: cari Senatori va tutto bene, è tutto a posto, abbiamo pure il bollino blu (sinceramente mi sarei aspettato di leggere anche la parte del: sono bella, sono brava che va tanto di moda tra le ministre del governo Renzi).

Tuttavia la questione resta praticamente irrisolta perché se la Pinotti oltre alle chiacchiere avesse dimostrato con i fatti la bontà delle acque di bordo destinate all’uso umano, consegnando ai senatori del Movimento pentastellato anche i risultati delle analisi realmente effettuate, avrebbe sicuramente fatto segnare un punto a favore della Marina militare (che ne ha tanto bisogno). Peccato che così non è stato e i marinai oggi ancora si chiedono se quando sono a bordo delle loro navi militari con quell’acqua possono lavarsi, cucinare e dissetarsi senza rischi per la loro salute, già abbondantemente minata da altri fattori come l’amianto ancora presente in molte delle unità navali ancora in servizio.

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