La corsa al comando dell’Arma si infiamma: tre candidati di spessore per una poltrona ambita. Attesa per il prossimo Consiglio dei Ministri
Il mandato del Generale Teo Luzi alla guida dell’Arma dei Carabinieri volge al termine, aprendo le porte a una complessa partita politica per la sua successione. Alcune indiscrezioni riportano un possibile attrito tra il Ministro della Difesa Guido Crosetto e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano sulla scelta del prossimo Comandante Generale.
Un tris d’assi per il vertice dell’Arma
In lizza per la prestigiosa carica ci sarebbero tre candidati di alto profilo: il Vicecomandante Generale Salvatore Luongo, il Capo di Stato Maggiore Mario Cinque e il Capo del Comando Pastrengo Riccardo Galletta. Tutti e tre vantano curricula di tutto rispetto, ma la scelta sembra tutt’altro che scontata.
Salvatore Luongo: l’esperienza trasversale
Il Generale Salvatore Luongo, classe 62, attuale Vicecomandante Generale dell’Arma, parrebbe emergere come il favorito di Crosetto. Il suo curriculum parla da sé. Ha ricoperto il ruolo di Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero della Difesa dall’agosto 2016 al dicembre 2023 con quattro ministri di diverso orientamento politico: Pinotti, Trenta, Guerini e Crosetto. Questa esperienza gli ha permesso di navigare le acque complesse della politica della difesa attraverso diverse legislature. A metà del 2023, Luongo ha assunto il comando dell’Interregionale “Podgora” e nominato Vicecomandante Generale nel maggio 2024. Questa trasversalità, tuttavia, parrebbe essere proprio il tallone d’Achille di Luongo agli occhi di Mantovano.
Mario Cinque: un percorso di leadership interna
Il Generale Mario Cinque, classe 63, attuale Capo di Stato Maggiore dell’Arma, parrebbe godere del supporto di Mantovano. Il suo percorso all’interno dell’Arma è stato caratterizzato da una costante ascesa. Nel 2018 è stato nominato Sottocapo di Stato Maggiore dei Carabinieri, un ruolo che gli ha permesso di acquisire una profonda conoscenza delle dinamiche interne dell’Arma. Nel 2021, ha fatto un ulteriore passo avanti diventando Capo di Stato Maggiore, subentrando proprio a Luzi. Questa nomina ha consolidato la sua posizione all’interno dell’Arma e ha rafforzato la sua collaborazione con l’attuale Comandante Generale. Fonti interne all’Arma descrivono Cinque come un ufficiale dotato di “grandi capacità e indiscutibile tratto umano”, qualità che lo rendono un candidato di spicco per la posizione di Comandante Generale.
Riccardo Galletta il candidato di esperienza
Il Generale Riccardo Galletta, classe 62, attualmente Comandante dell’Interregionale Pastrengo, che sovrintende all’area del Nord Italia, si distingue nel novero dei candidati come il più anziano di grado. Il suo profilo è caratterizzato da una solida reputazione negli ambienti vaticani, che secondo alcune fonti starebbe influenzando positivamente la sua candidatura presso Mantovano. Galletta vanta, inoltre, buoni rapporti con il Quirinale, un fattore non trascurabile quando si tratta di una nomina di tale rilevanza. La sua vasta esperienza sul campo e la profonda conoscenza delle dinamiche operative dell’Arma si sposano perfettamente con la sua abilità diplomatica. Questa combinazione di competenze operative e relazioni istituzionali rende Galletta un candidato da non sottovalutare nella corsa al vertice dell’Arma.
Una partita a scacchi con molte pedine
La nomina del nuovo Comandante Generale dei Carabinieri si sta trasformando nell’ennesimo campo di battaglia interno al governo. La Premier Meloni, finora rimasta in disparte, sarà chiamata a dirimere la questione, consapevole che ogni mossa potrebbe avere ripercussioni sugli equilibri dell’esecutivo.
Il ruolo di Mantovano nelle recenti nomine di sicurezza, come quella di Bruno Valensise all’AISI, potrebbe giocare un ruolo chiave. La riorganizzazione dell’intelligence economico-finanziaria, con l’assegnazione di compiti fondamentali a Carlo De Donno, esperto in contrasto alla criminalità organizzata e antiterrorismo, dimostra il peso specifico del Sottosegretario in queste decisioni.
Lo spettro della Guardia di Finanza
Il governo Meloni è determinato a evitare il ripetersi dello scenario verificatosi con la successione al vertice della Guardia di Finanza. In quell’occasione, il mancato accordo sul successore di Giuseppe Zafarana portò a una reggenza temporanea del comandante in seconda. Un epilogo che il governo vorrebbe evitare a tutti i costi questa volta.
La deadline si avvicina
Con il mandato di Luzi in scadenza a metà novembre, il tempo stringe. Il prossimo Consiglio dei Ministri potrebbe essere l’arena decisiva per questo scontro al vertice.
La partita è aperta, e il risultato tutt’altro che scontato. Resta da vedere se prevarrà la linea Crosetto, quella Mantovano, o se emergerà una soluzione di compromesso per preservare l’unità dell’esecutivo e garantire una leadership solida all’Arma dei Carabinieri.
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