VIOLENZA DI GENERE: UNA COLLABORAZIONE VIRTUOSA TRA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO E UFFICI GIUDIZIARI DI MILANO
Di Col. (ris.) della Guardia di Finanza
Dott. Sergio De Santis
8 marzo, giornata internazionale della donna, e noi vogliamo valorizzarla analizzando brevemente quella che rappresenta un unicum in Italia: la Convenzione
per la collaborazione scientifica nel campo della violenza di genere, siglata nel giugno 2024 ed oramai nella sua fase conclusiva, ma con possibilità di rinnovo, tra il
Rettore dell’Ateneo lombardo, Prof. Elio Franzini, il Presidente del Tribunale Ordinario di Milano, Dott. Fabio Roia, ed il Procuratore della Repubblica presso la
Procura Ordinaria di Milano, Dott. Marcello Viola.
Collaborazione di cui si attende adesso una “relazione valutativa sulla collaborazione e sui risultati raggiunti” dopo gli 8 mesi di sperimentazione, come recita l’articolo 9 della Convenzione stessa.
PERCHE’ L’ESIGENZA DI UNA COLLABORAZIONE TRA UNIVERSITA’ E UFFICI GIUDIZIARI
Secondo gli addetti ai lavori, le recenti iniziative di legge, tra tutte il Codice Rosso, la Legge Roccella, L. 24 novembre 2023, n. 168: “Disposizioni per il contrasto della
violenza sulle donne e della violenza domestica”, senza dimenticare la promessa del Governo di arrivare in tempi rapidi ad un Testo Unico che armonizzi i numerosi
interventi legislativi di questi ultimi anni, hanno rafforzato la possibilità dell’intervento giudiziario in materia di violenza di genere, creando un quadro normativo veramente completo dal punto di vista degli strumenti a disposizione della polizia e dell’autorità giudiziaria. Nonostante questo, restano sul terreno alcuni nodi irrisolti. La domanda che tutti si pongono è come poter applicare al meglio questi istituti, alcuni dei quali innovativi nel panorama giuridico italiano. La prima
cosa che si è avvertita, è stata la necessità di una maggiore professionalità e competenza di tutti gli operatori nell’ambito della valutazione del rischio nei casi di
violenza; come afferma il Dott. Fabio Roia, Presidente del Tribunale di Milano in una recente intervista: ”bisogna sapere leggere la denuncia, la gravità della situazione, e avere la capacità di fornire un canale preferenziale a una vicenda rispetto ad altre. E da questo punto di vista ci vuole ancora un affinamento di competenza. Perché i magistrati hanno una formazione giuridica ma serve un approccio più multidisciplinare”.
Per questa ragione, nel 2024, è iniziata la sperimentazione che vede GIP (Giudici delle Indagini Preliminari) e PM (Pubblici Ministeri) del Tribunale meneghino, affiancati da esperti tratti dall’Insegnamento di Criminologia Clinica dell’Università degli Studi di Milano, nell’ambito del progetto S.A.Vi.D. – Stop Alla Violenza di
Genere – per aiutarli a comprendere prima e meglio i fattori di valutazione del rischio, e per capire se dietro una vicenda ci sia un rischio maggiore di un’escalation
di violenza rispetto ad un’altra.
LA VITTIMIZZAZIONE SECONDARIA
In realtà, una problematica analoga a quella che si propone di risolvere la collaborazione in parola, era già stata individuata da tempo. E’ la cosiddetta vittimizzazione secondaria (vittimizzazione che non si verifica come diretta conseguenza dell’atto criminale, ma attraverso la risposta, errata o semplicemente
superficiale, di istituzioni e individui nei confronti della vittima, che viene quindi penalizzata due volte). Troppo spesso, in passato, le donne si trovavano di fronte a
parenti, ma anche ad appartenenti alle forze dell’ordine deputate a raccogliere le denunce, che tendevano a minimizzare, che parlavano di liti in famiglia che si
potevano sanare, che la pace familiare era il bene primario da salvaguardare, che in fondo uno schiaffo ricevuto non era una cosa grave. Proprio per combattere queste aberrazioni, dettate sovente da una mancanza di preparazione specifica, le Forze di Polizia italiane già da anni hanno adottato la specializzazione degli operatori per la formazione multidisciplinare, specialmente in tema di approccio alle donne vittime di violenza. Oggi, tra i ruoli della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, sono presenti figure professionali quali medici e psicologi, che svolgono attività di supporto e sostegno alle vittime, oltreché di formazione a tutto il personale.
L’AUSPICIO DI TUTTI
I dati, purtroppo, ci dicono che sono ancora tanti, troppi, i reati commessi in danno delle donne in quanto tali, anche se il numero è in lieve costante calo negli ultimi anni. E se anche ovviamente nessuna denuncia è stata mai trascurata, il problema maggiore avvertito dalla Procura e dal Tribunale di Milano, è stato capire quale tipo di misura, cautelare o di prevenzione, dovesse essere adottato in base al principio della proporzionalità e dell’adeguatezza.
E’ per questo motivo, per far sì che la violenza di genere arrivi ad essere un qualcosa di assolutamente marginale nel panorama sociale e penale italiano, che le
collaborazioni interistituzionali come quella tra l’Università e gli Uffici Giudiziari del capoluogo lombardo, rappresentano una buona prassi da seguire con interesse, ed eventualmente estendere in tutti i Tribunali e in tutte la Procure d’Italia.
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