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RIORDINO DELLE CARRIERE: LA COERENZA DI UN IMPEGNO CONCRETO. SI RISCHIA DI PARTORIRE UN ALTRO MOSTRO TRICEFALO?

Pubblichiamo, di seguito, il comunicato dei delegati della Rappresentanza Militare, Angelo Delcuratolo e Gaetano Ruocco.

Quando qualche anno fa intraprendemmo l’esperienza di questo nuovo mandato, sapevamo che la strada fosse molto più in salita, ma ci ponemmo lo stesso gli obbiettivi che avevamo scritto nel “contratto” fatto  con gli elettori. La nostra attività si poneva su tre pilastri 1) Interesse esclusivo del personale rappresentato; 2) metterci la faccia in ogni nostra attività; 3) indipendenza, coerenza e lealtà con tutti seppur nelle diversità di vedute  che potevano prospettarsi mantenendo la nostra indipendenza piuttosto che assoggettarci a “discipline di partito” dando il nostro contributo su progetti seri a favore del personale.

Nel tempo ci siamo impegnati in tal senso, con non poche difficoltà, alcune fisiologiche altre di varia natura patite in conseguenza al nostro status di delegati, senza però che ci potessero scalfire dal credere ciò che si stesse facendo, consapevoli del periodo di decadenza che sta attraversando il paese in questo particolare momento storico.

Nel merito alla questione riordino,  avevamo espresso sin dalle prime bozze le nostre perplessità, e le disparità che tale  “aborto” potesse creare anche rispetto a quella “controriforma”  del 95 che a nostro avviso doveva dare più dinamicità ai compiti svolti dai vari ruoli e la possibilità ai più capaci e meritevoli di poter essere anche apprezzati, in difformità al diffuso principio di “merito comparativistico” attualmente vigente.

Ci eravamo resi conto che l’ago della bilancia pendeva a favore di categorie che già hanno diversi privilegi e ruoli che sicuramente non si rispecchiano in quelli delle fiction della Rai, aggravando sempre di più sulle esigue risorse pubbliche disponibili e ci siamo subito dissociati da quella logica dirigista che prevaleva e ci voleva come notai che dovevano ratificare una proposta già scritta.

Ma soprattutto non appariva chiara la legge delega, che non menzionava la rivisitazione di ruoli dirigenti  e su cui sarebbe potuta sorgere una questione di legittimità costituzionale per eccesso di delega qualora i lavori avessero dato vita ad un decreto legislativo in tal senso. Una interpretazione diversa da quella originaria? Oppure l’ennesimo decreto legislativo  da correggere a cui apporre la questione di fiducia da parte del governo?

Sicuramente stando così le cose si sarebbe partorito un “mostro tricefalo” a cui non avrebbero nemmeno chiarito i propri compiti, soprattutto la distribuzione omogenea secondo principi di efficacia e di efficienza a discapito, a nostro insignificante avviso, della competitività che da sempre contraddistingue il Corpo. Inoltre tale “oppiacea” argomentazione  avrebbe distolto l’attenzione della base, da problematiche ben più gravi, quali la questione previdenziale per coloro assoggettati al regime contributivo, che aumenterà i pensionati poveri, essendo stata disattesa la creazione della previdenza complementare, il contratto bloccato da qualche lustro, riforma della Rappresentanza militare e per il prossimo futuro diminuzione dell’età media degli appartenenti al Corpo; argomenti sui quali ci siamo sempre battuti a spada tratta.

Il nostro imperativo categorico era l’obbligo morale nei confronti dei colleghi che ci hanno dato fiducia, perciò abbiamo opposto “il gran rifiuto” e non abbiamo sottoscritto il documento nella riunione barese del Coir Italia Meridionale e Cobar confluenti del 2 maggio, dissociandoci dalla linea dirigistica che contraddistingue l’attuale Rappresentanza Militare.

Abbiamo motivato, formalizzato e soprattutto sottoscritto le ragioni che  ci avevano spinto a farlo, nell’esclusivo interesse e rispetto dei militari rappresentati,  non è mancato chi ci ha apostrofato, seppur  affettuosamente, come un’esigua minoranza che come i salmoni va controcorrente, ma sembra che stavolta anche il Consiglio di Stato, massimo organo di consulenza giuridica del Governo e delle Camere,  abbia individuato e chiarito ciò che noi ci domandavamo da onesti servitori dello Stato.

Siamo e saremo sempre dalla parte dei colleghi più deboli, continueremo per la nostra strada stretta e tortuosa, nella consapevolezza di promuovere quei principi e valori sani  a cui crediamo e difenderemo.

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