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RIFORMA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: UN SONORO SCHIAFFONE AI MILITARI, POLIZIOTTI E VIGILI DEL FUOCO

(di Luca Marco Comellini) – Nell’ambito
della discussione del disegno di legge firmato dalla Ministra Madia,
 per il completamento della riforma della
pubblica amministrazione (AC 3098), la I Commissione Affari Costituzionali
della Camera dei Deputati, con parere negativo del relatore e del Governo
condizionati dalla forte contrarietà espressa nelle note dei ministri
della Difesa e dell’Interno
, ha respinto l’emendamento presentato dal vicepresidente
della Camera
 Roberto Giachetti(PD) che intendeva inserire nel
testo del disegno di legge in esame una delega al Governo per dare completa
attuazione dell’articolo 19, commi 1 e 2, della legge 4 novembre 2010, n. 183 e
per la semplificazione normativa in materia di trattamento economico del
personale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei
vigili del fuoco, anche in piena aderenza a quanto previsto dal Libro Bianco
della difesa (pagina 55) approvato lo scorso 21 aprile dal Consiglio Supremo
della Difesa presieduto dal Presidente della Repubblica, Sergio
Mattarella.


Dal 4
novembre 2010
, data di approvazione
della legge 183, che all’articolo 19 ha affermato il principio della specificità delle
Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del
fuoco, tutti i partiti e Governi che si sono alternati alla guida del Paese si
sono riempiti la bocca di belle parole senza mai farle seguire da alcuna azione
concreta e diretta a dare piena attuazione alla disposizione di legge.
Il
trattamento economico del personale militare
 è il risultato di una serie di sovrastrutture normative che hanno,
nel corso del tempo, reso complesso e articolato lo stesso. Per esempio gran
parte degli emolumenti sono attribuiti come accessori rispetto al trattamento
fondamentale come, invece, avviene per tutto il restante personale della
pubblica amministrazione. Da ciò si rileva la necessità di una semplificazione
e razionalizzazione del sistema che consenta anche una riduzione delle
eventuali anomalie e discrasie ad oggi presenti. Per fare un esempio, se in una
pubblica amministrazione dove vige il divieto di trattenimento in servizio si
può continuare a pagare il personale militare in pensione per restare a
disposizione in caso di un impossibile richiamo in servizio, e se solo
nell’ordinamento militare e delle forze di polizia determinato personale può
essere retribuito con lo stipendio previsto per un grado o una qualifica che
non riveste, allora è chiaro che occorre rivedere completamente il complesso
delle norme che regolano sia il trattamento economico che quello giuridico del
personale militare dei poliziotti e dei vigili del fuoco. Per quanto riguarda i
militari una buona parte del lavoro è stata fatta con il decreto legislativo 66
del 2010 e con il relativo Regolamento di attuazione ma non basta se si
vogliono eliminare le fortissime sperequazioni tra i differenti ruoli di
personale e i privilegi che sono stati mantenuti fino ad oggi.
L’emendamento
che in un primo tempo era stato dichiarato inammissibile è stato poi riammesso
 “in quanto la delega in esso prevista al fine
di semplificare la normativa in materia di trattamento economico del personale
delle Forze Armate e delle Forze di Polizia, in attuazione del principio di
specificità, può essere considerata connessa ai criteri di delega in materia di
razionalizzazione e potenziamento dell’efficacia delle funzioni di polizia
previsti dalla lettera a) del comma 1 dell’articolo 7″. Invero non sussisteva
nemmeno un problema di tipo economico in quanto l’invarianza della spesa
riferita al 31 dicembre 2010 avrebbe comunque garantito la possibilità di una
maggiore razionalizzazione delle risorse economiche dispoibili a quella data in
ragione dei minori numeri di personale attualmente in servizio. Eppure,
nonostante tutto la proposta di Giachetti è stata bocciata.
È
evidente che il timore dei vertici militari e delle forze di polizia
 di vedersi privare dei benefici e di altre
insostenibili prebende hanno piegato i ministri della Difesa e dell’Interno
alle loro logiche e per l’ennesima volta i “cittadini in divisa”, quelli che
realmente tirano il carretto della Sicurezza e della Difesa, hanno ricevuto un
sonoro schiaffone che dovranno ricordare come monito e insegnamento quando il
Governo gli chiederà sempre maggiori impegni per garantire la “tranquillità” al
Paese in relazione all’attuale situazione internazionale o di andare a
combattere criminali e terroristi, oppure di recuperare migranti nel Mediterraneo
e partecipare alle missioni all’estero e quindi rischiare la vita.
In
particolare la Pinotti (PD) con la sua prevenuta contrarietà,
 ovviamente impostagli dai generali del suo
“cerchio magico”, ha in un solo colpo strappato la pagina 55 del Libro Bianco
della Difesa che prometteva una revisione del trattamento economico del
personale militare che questo emendamento intendeva attuare pienamente e
concretamente.
Ora
toccherà all’Aula di Montecitorio 
approvare
l’emendamento che verrà ripresentato da Giachetti per dare dare ai poliziotti,
militari e dei vigili del fuoco quel tanto atteso riconoscimento chiamato
“specificità” che la legge afferma ma che gli interessi di una certa
politica, dei generali, di Alfano e della Pinotti, vogliono continuare a negare.

Votare
ancora contro questo emendamento significa voler affermare che la legge 183 è
solo un contenitore pieno di inutili chiacchiere da mestieranti della politica
e che la dignità del lavoro dei più fedeli servitori dello Stato vale quanto il
due di coppe quando regna bastoni.

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