Quando chi difende il Paese non è difeso: troppe morti sul lavoro in polizia e tra le forze dell’ordine
Un campanello d’allarme che non si può ignorare
“Troppe morti sul lavoro in polizia e tra le forze dell’ordine: si tratta di un campanello d’allarme che non possiamo ignorare.” Con queste parole il Comitato direttivo nazionale del Silp Cgil, riunitosi a Roma, ha acceso i riflettori su una realtà drammatica e spesso sottovalutata: quella delle condizioni di lavoro e di sicurezza degli operatori di polizia.
Il sindacato ha denunciato come, troppo spesso, l’applicazione della legge sulle vittime del dovere si trasformi in una “foglia di fico” dietro la quale l’amministrazione della pubblica sicurezza nasconde le proprie responsabilità.
Il Silp Cgil pronto a costituirsi parte civile
Dalla riunione è emersa una decisione importante: la segreteria nazionale del Silp Cgil ha annunciato l’intenzione di valutare la costituzione di parte civile nelle cause penali relative a infortuni o morti sul lavoro.
Un passo forte, simbolico e concreto allo stesso tempo, con l’obiettivo dichiarato di fare giustizia e garantire la massima tutela a chi ogni giorno mette a rischio la propria vita per la sicurezza collettiva.
Legge di bilancio e comparto sicurezza: risorse insufficienti
Nel corso dell’incontro, il sindacato ha anche messo in luce le criticità della legge di bilancio attualmente in discussione in Parlamento, sottolineando l’esiguità delle risorse economiche destinate al comparto sicurezza.
A ciò si aggiungono carenze strutturali e di organico nella Polizia di Stato, una gestione del lavoro basata sullo straordinario, spesso non pagato, e una pressione crescente sugli operatori.
“Serve un faro sull’organizzazione del lavoro”
“È una situazione – ha dichiarato il segretario generale del Silp Cgil, Daniele Tissone – che ci impone di accendere un faro sull’organizzazione del lavoro, sulle direttive impartite e sulle misure di sicurezza adottate dalla nostra amministrazione, a livello centrale e periferico, per prevenire incidenti e morti sul lavoro.”
Tissone ha richiamato l’attenzione sulla necessità di una corretta valutazione dei rischi, di formazione e addestramento adeguati, di strutture idonee e di pianificazioni dei servizi non improvvisate, nel pieno rispetto della normativa 81/2008 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Stanchi, sovraccarichi, esposti al rischio
“È evidente – ha proseguito il segretario – che un poliziotto costretto a lavorare 12 o 18 ore al giorno, tra doppi turni, impieghi in ordine pubblico e straordinari, mette seriamente a rischio la propria incolumità.”
Il Silp Cgil avverte: la retorica dei “colleghi eroi” e le normative premiali per le vittime del dovere non devono diventare un alibi per nascondere responsabilità organizzative e gestionali.
Una battaglia per la sicurezza di chi garantisce sicurezza
Il messaggio del Silp Cgil è chiaro e diretto: non bastano medaglie o onorificenze postume, servono politiche di prevenzione reali, investimenti in formazione, organici e sicurezza, e un cambio di mentalità nell’amministrazione della pubblica sicurezza.
Solo così, sostiene il sindacato, sarà possibile fermare l’emorragia di vite e di infortuni che colpisce chi, ogni giorno, è chiamato a difendere la collettività.
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