Carabinieri

Poliziotti organizzano un blitz antidroga per fare bella figura con i superiori. Ma arrivano i carabinieri

Un’operazione sotto copertura per mettere le mani su un deposito di droga e farsi “belli” con i superiori diretti. Ma poi salta fuori che l’operazione non era autorizzata e, anzi, a far saltare i piani arrivano i carabinieri. Nemmeno la fantasia di un autore di romanzi gialli avrebbe potuto ideare una storia simile. Fatto sta che ieri il gup del tribunale di Frosinone è stato chiamato a pronunciarsi sulla vicenda verificatasi in un casolare di campagna a Villa Magna tra Anagni e Sgurgola, il 21 settembre 2020.

Nel mirino della procura di Frosinone sono finiti in undici, tra cui quattro poliziotti, finiti tutti a giudizio, avendo optato per il rito ordinario, mentre gli altri hanno scelto di patteggiare o il rito abbreviato con pene tra i 2 anni e i 5 anni e 4 mesi. I pm Vittorio Misiti e Samuel Amari hanno indagato i due poliziotti che avrebbero voluto eseguire gli arresti nel casolare tra Anagni e Sgurgola, nonché i loro superiori, l’allora comandante e vice al commissariato di Colleferro. Gli agenti si sono difesi sostenendo che l’operazione era regolare e che l’unico obiettivo era smascherare gli autori del traffico di stupefacenti. A far finire tutti nei guai, l’utilizzo di una casa normalmente disabitata vicina a quella di un carabiniere, che si è insospettito, e di un’auto lasciata in sosta con targa coperta.

Per nove la procura ha contestato la violazione della legge sugli stupefacenti. Tutti hanno negato la finalità di spaccio e respinto le accuse.

A giudizio con il rito ordinario, così come stabilito dal gup Ida Logoluso, sono finiti gli agenti Santandrea, Canali, e, per falso, Morelli e Briziarelli. Hanno patteggiato a 2 anni e 10 mesi Mazzotta e Ferrari, mentre con rito abbreviato sono stati condannati a 2 anni Marianecci, a 3 Russo, a 4 e 8 mesi Scuderi e Moscato e a 5 anni e 4 mesi Cruciani. Prima udienza del rito ordinario il 12 maggio 2023. La vicenda si è svolta tra agosto e settembre 2020. In base alle accuse Santandrea segnala a Marianecci, con cui era in confidenza dopo un precedente arresto, di essere nel mirino dei suoi colleghi, ma avrebbe potuto farli ricredere qualora lo avesse aiutato a mettere a segno «una buona operazione di polizia in materia di stupefacenti».

Marianecci si sarebbe reso disponibile attivando un canale romano, per l’arrivo dalla Spagna di un grosso carico. «Hashish di ottima qualità» che però andava miscelato con «canapa industriale». L’agente si sarebbe incaricato di reperire il luogo per la miscelazione, scelto tra Anagni e Sgurgola. Il 21 settembre venivano installati un gruppo elettrogeno e una pressatrice. L’indomani – in base ai riscontri fatti dagli investigatori – Sarandrea e Canali si incontrano con Marianecci per concordare le modalità dell’irruzione. Trasportato da un albanese non identificato e scortato da due auto di cui, una Mini Cooper, lasciata parcheggiata con la targa coperta, lo stupefacente arriva ad Anagni. Il tutto in attesa di altri trenta chili di hashish.

Improvvisamente nel casolare scatta la “vera” operazione con l’irruzione dei carabinieri. Il Marianecci – secondo l’accusa – chiede l’intervento di Sarandrea. Quest’ultimo insieme a Canali si presenta a Villa Magna per rivendicare gli arresti, «asserendo di avere in corso una presunta autonoma operazione di pg». I carabinieri nel casolare trovavano sei borse con 57 chili di hashish e 50 grammi di cocaina.

Santandrea e Canali sono accusati poi di falso per aver fornito «una falsa versione» sul caso nell’annotazione di servizio omettendo «l’effettivo ruolo da loro assunto». L’ex dirigente del commissario Morelli e il vice Briziarelli, in concorso con i due colleghi, sono accusati di aver omesso «di adottare qualsiasi iniziativa atta ad impedire» il comportamento degli altri. I superiori, secondo le accuse di falso ideologico, non avrebbero cercato «di interrompere la condotta» di Santandrea e Canali, pur essendo stati informati con l’invio di foto e audio dell’evolversi dell’operazione. Nel collegio difensivo gli avvocati Lepri, Placanica, Graziani, D’Aloisi, Fagiolo, Ciaglia Hayo, Marco Maietta, Stefania Petrocchi, Angelo Testa e Alessandro Diddi . (CiociariaOggi)

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