Polizia

POLIZIA: CHIUDONO 260 UFFICI, MA DOPO IL REFERENDUM

Militari e referendum sono al centro di numerosi articoli di stampa ed animate discussioni sul web sia sulle intenzioni di voto che sulla subordinazione dell’esito del referendum alla concretizzazioni di riordino delle carriere e rinnovo contrattuale per il comparto sicurezza e difesa.

In un articolo di SIlvia Mancinelli per il Tempo.it si sottolinea un altro aspetto legato al post referendum, quello dei tagli. Infatti la riunione indetta dal Dipartimento della Pubblica sicurezza per parlare della chiusura di oltre 260 uffici della Polizia di Stato è stata infatti rinviata a martedì 6 dicembre. Inizialmente in calendario lo scorso 16 novembre, è slittata in modo sospetto a due giorni dopo la chiamata alle urne.

«È evidente l’input negativo del governo per evitare ricadute infauste in campagna elettorale su materie sensibili come quella dei tagli alla sicurezza – spiega Gianni Tonelli, segretario del Sap -. Guarda caso l’incontro è stato rimandato a due giorni dopo la consultazione referendaria». Il primo progetto, oramai in fase esecutiva e inviato a prefetti e questori per un parere di ratifica, prevedeva inizialmente la chiusura di 267 uffici, le specialità della Polizia.

Settanta della Postale e delle telecomunicazioni, impegnata nella lotta a cyber crime, pedofilia e truffe online e terrorismo, altrettanti di quella Ferroviaria, della Stradale e di Frontiera. Poi ci sarebbe stato un secondo step, con la chiusura di oltre un centinaio di uffici tra commissariati e istituti di istruzione. Progetti entrambi bloccati. Almeno fino ad oggi. «Ce lo aspettavamo – commenta Tonelli – perché sappiamo ormai da tempo che questo governo e il ministro dell’Interno non hanno neanche la capacità di assumersi le proprie responsabilità. Fin dal marzo 2014 stiamo denunciando all’opinione pubblica il fatto che, nell’infausta logica della spending review, dovranno essere chiusi centinaia di presidi della Polizia. Il progetto dei tagli è determinato dalla contrazione degli organici che ha raggiunto le cifre record di 45mila uomini nelle forze dell’ordine, di cui 17mila nella Polizia di Stato. Ogni anno si perdono circa 2.500 uomini nell’apparato della sicurezza e la Polizia, nel 2016, registra il pensionamento di 2.227 agenti, contro un’assunzione di appena 1.140. Per i prossimi due anni il turnover sarà bloccato perché c’è un concorso fermo che verrà sicuramente annullato e perché le nuove assunzioni sono rinviate sine die».

Ma la scure sulla Polizia si è in parte già abbattuta, e in modo uniforme, da nord a sud. «A Ventimiglia è stata sciolta la squadra investigativa perché non vi sono più operatori – conferma il segretario del Sap – mentre per contro, sia il comune di Ventimiglia che quello limitrofo, nella precedente legislatura sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa. Ma non è tutto, perché mancano 4mila uomini nell’esercito antimafia in Sicilia e analogamente tutte le sedi italiane patiscono la stessa sofferenza. L’unica soluzione trovata, anziché provvedere a una unificazione delle forze dell’ordine, è stata quella di operare tagli lineari. Chiude- ranno centinaia di uffici per poter recuperare agenti e, quindi, ridare operatività agli altri uffici di Polizia, ma questa non è né una riforma dell’apparato sicurezza né una riorganizzazione, semmai una vera e propria decapitazione. Ecco perché il rinvio della riunione al 6 dicembre assume ancor più il sapore amaro della presa in giro».

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