Carabinieri

Pestarono un carabiniere: 6 condanne, tutti ai domiciliari

Condanne complessive per trent’anni, ma la possibilità di scontare la parte restante della pena agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Si chiude così, in Appello, il processo scaturito dal pestaggio al carabiniere Giovanni Ballarò dello scorso primo agosto, in villa comunale.


Hanno concordato una pena di 6 anni di reclusione Ferdinando Imparato, Giovanni Salvato, Antonio Longobardi e Carmine Staiano, mentre Giovanni Lucarelli è stato condannato a 5 anni. Uno sconto di pena di un anno e 2 mesi, rispetto al processo di primo grado, per gli autori del pestaggio. Condanna a 2 anni e 10 mesi, invece, Manuel Spagnuolo, l’uomo che rubò il borsello del carabiniere che aveva perso conoscenza durante la brutale aggressione.

In primo grado Spagnuolo aveva incassato 3 anni e 8 mesi. Il presidente della prima sezione penale della Corte d’Appello, Ginevra Abbamondi, ha anche condannato tutti gli imputati a risarcire 1.500 euro a testa al Comune, oltre le spese, per il danno d’immagine subito dalla città di Castellammare di Stabia dopo il pestaggio del carabiniere.

Il collegio difensivo composto dagli avvocati Giovanni Sicignano, Giuliano Sorrentino, Ambra Somma, Ciro Ottobre, Salvatore Esposito, Giovanni Esposito Fariello, Francesco Schettino e Antonio Cesarano, è riuscito però ad ottenere la scarcerazione di tutti gli imputati. Dopo quasi undici mesi in cella, i componenti del branco che pestarono il carabiniere sono stati spediti ai domiciliari con il braccialetto elettronico. La vicenda risale alla notte dello scorso primo agosto 2020, quando l’appuntato Giovanni Ballarò, pur non essendo in servizio, decide d’intervenire per fermare una rissa che si sta scatenando in villa comunale a Castellammare di Stabia.

Giovanni Ballarò, nonostante stesse facendo una passeggiata con la sua famiglia, non ci pensa due volte. Si qualifica come carabiniere, accende la telecamera del suo cellulare e comincia a filmare tutto quanto sta accadendo sul lungomare di Castellammare, dove due ragazzi vengono inseguiti e picchiati da un branco di giovanissimi.

L’intervento di Ballarò scatena la reazione di Ferdinando Imparato, legato alla famiglia dei “paglialoni” del rione Savorito, che insegue il militare e arriva ad investirlo con lo scooter. A lui si aggiungono altre persone che cominciano ad aggredire il carabiniere, picchiandolo a colpi di casco. Il militare prova a difendersi, fino a quando uno del branco lo centra alla testa con lo sgabello di un locale del lungomare. Ballarò perde conoscenza e viene trasportato all’ospedale San Leonardo di Castellammare, dove i medici riscontrano un grave trauma cranico che lo tiene lontano dal servizio per quasi due mesi. Una vicenda, quella del pestaggio del militare, che ha segnato profondamente la città stabiese e non solo.

Ma, purtroppo, non ha insegnato nulla. Il centro cittadino di Castellammare di Stabia ancora oggi continua ad essere invaso da giovanissimi che sfrecciano a tutta velocità in scooter e le aggressioni, come conferma una denuncia di un trentunenne di Meta, di appena quattro giorni fa, proseguono, complice l’assenza di controlli e un caos che non è stato risolto con la zona a traffico limitato del solo lungomare stabiese. Sono stati i sindacati della polizia municipale, nei giorni scorsi, a chiedere la convocazione di un tavolo in Prefettura, con tutte le forze dell’ordine, per organizzare specifici servizi di controllo del territorio, in particolare nei fine settimana, quando sul lungomare di Castellammare di Stabia si riversano migliaia di persone e il rischio che possano verificarsi episodi di violenza è più alto.

Articolo a cura di metropolisweb

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