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MILITARI E POLIZIOTTI. IMPOSSIBILE TROVARE GLI 800 MILIONI CHE SERVONO PER LO SBLOCCO NEL 2015

LA VERTENZA

ROMA – Un piano a tappe
articolato in più anni per diluire l’impatto finanziario sui conti pubblici. E’
questo lo schema che sta prendendo forma sulla questione delle retribuzioni
delle forze di Polizia.

«Nel2014 il comparto ha avuto più di 700 milioni e
anche il 55% di possibilità di sostituire quelli che erano andati in pensione»
ha ricordato ieri il ministro degli Interni Angelino Alfano che, di concerto
con la collega della Difesa Roberta Pinotti, sta lavorando per cercare di
risolvere il problema e disinnescare in questo modo il rischio degli scioperi
evocati e stigmatizzati dal premier Matteo Renzi. «Quest’ anno è segnato da un
grande attivo dopo anni di passivo – ha spiegato Alfano – e noi non prevediamo
di dare una botta alla sicurezza, anzi stiamo lavorando per trovare risorse che
possono contribuire allo sblocco degli stipendi e quindi all’eliminazione del
tetto salariale».
LE COPERTURE

Le risorse, appunto, sono
ovviamente il nodo centrale della questione. Fonti del Viminale vicine al
dossier ribadiscono che gli 800 milioni di euro necessari nel 2015 per
allineare gli avanzamenti di grado con i trattamenti economici fermi ormai da 4
anni non ci sono. Il che vuol dire che si lavora per una soluzione graduale
nella consapevolezza che, avverte il ministero degli Interni invitando alla
collaborazione i sindacati delle forze dell’ ordine, «tutto e subito o tutto o
niente» non è una piattaforma accettabile per continuare il dialogo in termini
proficui. Insomma, il governo riconosce che le istanze dei 305 mila uomini e
donne in divise sono legittime. Ma Palazzo Chigi, come ha ribadito in più di
una circostanza, non si farà mettere all’angolo. In questo clima, continua la
caccia ai 400 milioni di euro individuati come primo step per finanziare, a
partire già da ottobre, una prima fase di sblocco dei salari, ma non del
contratto, di forze di polizia e militari. Trova conferma, in queste ore,
l’ipotesi di attingere, anche se parzialmente, al Fondo unico di giustizia nel
quale confluiscono le risorse finanziarie della criminalità sottoposte a
sequestro cautelare. Si tratta di un contenitore da 3 miliardi di euro. Anche
se, frenano dal ministero degli Interni, non si tratta di risorse strutturali e
comunque le cifre in ballo sarebbero inferiori a 1 miliardo in quanto non tutti
i sequestri si trasformano poi in confische.
IL COCER

Intanto ieri sera il Cocer
della Guardia di finanza ha incontrato al Mef il sottosegretario Pier Paolo Baretta. I sindacalisti delle Fiamme
Gialle, in una nota al termine del colloquio, hanno attaccato «l’evidente
incostituzionalità della reintroduzione del tetto in quanto reiterazione di una
misura lesiva del principio di uguaglianza». Secondo i calcoli del corpo,
peraltro, l’ulteriore stop delle retribuzioni, nel 2015, potrebbe costare ai
dipendenti un danno economico di 1 miliardo di euro. Danni di una certa
rilevanza li sta patendo anche la Polizia di Stato. Dall’analisi dei dati della
ragioneria del ministero dell’Economia emerge infatti che circa 30 mila tra
agenti, dirigenti e ufficiali sta scontando l’effetto delle promozioni bianche
innescato dal congelamento degli scatti introdotto dal governo Monti. In
pratica un terzo del personale si ritrova in busta paga una cifra che non
corrisponde con la propria qualifica. A questa evidente ingiustizia il governo
intende porre riparo anche se, nel quadro complessivo di riorganizzazione delle
forze dell’ordine, si profila una stretta temporale delle progressioni di
carriera.
di Michele Di Branco per il Messaggero

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