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Militare escluso dal Concorso in Servizio Permanente, riammesso a seguito sentenza di Assoluzione

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio ha emesso una sentenza favorevole a un militare volontario dell’Esercito italiano, che era stato precedentemente escluso dalla procedura di immissione nei ruoli dei volontari in servizio permanente (VSP). La sentenza, datata 21 giugno 2023, ha annullato il provvedimento di esclusione e ha ristabilito il diritto del militare ad essere immesso nei ruoli.

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Il ricorso presentato dal militare si basava sul fatto che, a seguito di una procedura penale nella quale era stato coinvolto, era stato ritenuto “imputato” e di conseguenza escluso dalla procedura di immissione, come previsto dalla circolare che disciplinava tale processo di selezione.

La corte ha riconosciuto che il provvedimento iniziale di esclusione era stato adottato in ottemperanza alle disposizioni della circolare, la quale richiedeva che i candidati non dovessero essere imputati in procedimenti penali per delitti non colposi. Tuttavia, la situazione è cambiata quando il militare è stato assolto con formula piena dai reati che gli erano stati contestati. La sentenza di assoluzione, divenuta irrevocabile il 23 aprile 2023, ha dimostrato che il ricorrente non aveva consumato alcun delitto non colposo e che quindi non vi erano ragioni valide per escluderlo dalla procedura di immissione.

Il Tribunale ha sostenuto che il requisito dell’assenza di imputazioni penali doveva essere valutato tenendo conto dell’esito del procedimento penale, poiché l’inizio di un procedimento non consente di emettere un giudizio definitivo sulla moralità del candidato. Pertanto, l’esclusione del ricorrente, basata sulla sua condizione di “imputato” al momento della presentazione della domanda, si è rivelata irragionevole e ingiusta alla luce della sua successiva assoluzione.

La sentenza ha dichiarato l’annullamento degli atti impugnati, compresa la graduatoria di merito nella quale il candidato era stato ammesso solo “con riserva”. La corte ha sottolineato che l’interesse pubblico alla corretta selezione del personale militare deve essere bilanciato con il diritto del candidato ad una valutazione equa e obiettiva.

Con questa sentenza, il militare ha riottenuto il diritto all’immissione nei ruoli dei volontari in servizio permanente dell’Esercito italiano e ha dimostrato come il giudizio sulla sua idoneità morale dovesse essere basato sulle sue effettive azioni e non solo sulla condizione di imputato durante il procedimento penale.

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