Editoriale

Marina Militare, preoccupazioni per la bassa adesione sindacale. Come fronteggiare la scadenza voluta da Crosetto?

Si avvicina la fatidica data del 31 dicembre 2023, quella che secondo il Ministro della Difesa Crosetto dovrebbe segnare la fine dell’era della rappresentanza militare e l’inizio dell’epoca esclusiva dei sindacati militari. Ma a ben vedere le cose non sembrano procedere esattamente come un orologio svizzero, al contrario di quanto vorrebbe far credere il ministro. A volte il meccanismo si inceppa e l’orologiaio frettoloso rischia di far danni ancora più gravi.

Un Passato Imbarazzante: La Licenza Straordinaria dei Sindacalisti

Per chi ha memoria, non possiamo dimenticare quando Crosetto annunciò con una leggerezza disarmante di voler concedere 45 giorni di licenza straordinaria ai sindacalisti militari. La sua affermazione, apparentemente improvvisa o forse improvvidamente consigliata, suscitò l’indignazione di molti, portando perfino a un’interrogazione parlamentare e a comunicati sconcertati da parte di alcuni sindacati che non potevano credere all’assurdità della proposta. Un pastrocchio, direbbero alcuni, eppure sembrerebbe che il Ministro non abbia imparato la lezione. Insomma, sembra che Crosetto abbia accolto un consiglio che potrebbe essere stato più leggero che illuminante, un passo che sicuramente non ha contribuito a rafforzare la credibilità del Ministro. Forse sarebbe opportuno cercare un esperto di sindacalismo, qualcuno con una solida competenza in materia.

La mancanza di rappresentatività sindacale

Oggi, mentre ci avviciniamo alla scadenza del 31 dicembre, non tutte le Forze Armate possono vantare una rappresentanza sindacale adeguata. Ecco una notizia che probabilmente il Ministro non conosce. Parrebbe, infatti, che la Marina Militare sia ancora in alto mare e colmare il gap di rappresentatività in due mesi non sarà un lavoro facile. Si è preoccupati anche perché quantunque si raggiunga la soglia sicuramente sarà minima.

Si deduce tale preoccupazione anche da una recente dichiarazione del segretario generale dell’USIMAR, Antonello Ciavarelli, sottolinea che “In considerazione che la legge sui sindacati militari basa la rappresentatività sull’organica, e non sulla forza sindacalizzata, come si può pensare che in così poco tempo si iscrivano circa 780 marinai perché si possa prendere parte ad una contrattazione? Ammesso che una sigla M.M. raggiunga quella cifra, come si potrà reggere un confronto con sindacati di polizia che hanno circa 20.000 iscritti?”

Come se la situazione non fosse già abbastanza complicata, il segretario generale dell’USIMAR, Antonello Ciavarelli, ha aggiunto un quesito degno di riflessione. “Ma qualora il Co.Ce.R. dovesse essere sciolto, e qualche sindacato dovesse raggiungere la rappresentatività, in quale condizione dovrebbe affrontare il contratto visto che non ci sono i fondi per pagare i distacchi e permessi dei sindacalisti? Forse usufruendo della licenza per gravi motivi che è stata contestata da molti perché estesa fuori contratto?”.

Un interrogativo che getta luce su un altro intricato aspetto di questa vicenda. E mentre il dibattito prosegue, sembra che il Ministro delle Infrastrutture, oggi Matteo Salvini, rimanga nell’ombra, anche se di fatto il suo dicastero paga gli stipendi del personale della Guardia Costiera.

Dignità in Gioco: L’Impatto Reale sulle Forze Armate

Cosa significa tutto ciò? Sembra che la Marina rischi di rimanere senza rappresentanza sindacale. E cosa fa il Ministero in un contesto in cui non c’è rappresentanza? Beh, pare che l’idea predominante negli aulici corridoi di via XX settembre sarebbe quella di delegare lo Stato Maggiore della Forza Armata non rappresentativa. Un’idea che evidenzia come il destino di chi serve il paese possa essere oggetto di giochi politici tanto surreali quanto inquietanti.

Insomma, stiamo per assistere a una situazione in cui una legge che dovrebbe creare diritti sindacali per i militari potrebbe invece annientarli completamente in fase di attuazione, con il benestare della sinistra che solitamente fa dell’apertura ai diritti dei lavoratori il suo cavallo di battaglia. Ma forse, quando si tratta di lavoratori in uniforme, la musica cambia. In Commissione Difesa, infatti l’approvazione dello schema sul disegno di legge sembra essere passata senza intoppi, senza alcuna osservazione.

In un mondo dove il ridicolo spesso si confonde con la realtà, non possiamo fare altro che aspettare il prossimo atto di questa commedia all’italiana, sperando che alla fine qualcuno si renda conto che la dignità dei militari merita molto più rispetto e attenzione di quanto sembri ricevere in questo teatro della politica. Il sipario si alza, il pubblico è in attesa, e chissà quale sorpresa ci riserverà il prossimo atto di questa strana rappresentazione.

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