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LA PROTESTA E’ SERVITA! MILITARI E POLIZIOTTI VINCONO LA BATTAGLIA DEI SALARI

(di Luca Rocca) – Ci sono voluti mesi
di protesta, un’alzata di scudi furiosa, la minaccia di uno sciopero generale,
mai verificatosi prima nella storia italiana, per piegare il governo, e
soprattutto il premier Matteo Renzi, e indurlo ad andare incontro alle
richieste di tutte le forze di polizia, esercito, marina militare e aeronautica
sullo sblocco del tetto salariale che dura da anni.

Dopo l’incontro di ieri fra
il sottosegretario Luca Lotti, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, quello
dell’Economia Pier Carlo Padoan, quello della Difesa, Roberta Pinotti, e della
Giustizia, Andrea Orlando, l’accordo sembra, dunque, cosa fatta. È lo stesso
Alfano ad affermare che l’incontro «è andato molto bene» e che confermando «la
decisione di risolvere la questione del tetto salariale e retributivo, il
lavoro per reperire le risorse è positivamente avviato». Lo stesso titolare del
Viminale spiega che alcuni capitoli di bilancio sono stati individuati nei
settori che fanno capo all’Interno e che altri verranno fuori guardando meglio
nella spesa generale. Secondo le prime indiscrezioni, confermate da quasi tutti
i sindacati di categorie, per lo sblocco delle retribuzioni sarebbe stato
individuato un miliardo di euro: 440 milioni proveniente dai ministeri, 530 dal
governo e 119 da fondi di perequazione.
Questo pre-accordo,
che sembra chiudere una delicata diatriba sfociata anche in una presa di
posizione del premier Matteo Renzi, che si era detto disponibile a incontrare i
sindacati di categoria ma non a subìre quello che ha definito «un ricatto»
delle forze dell’ordine, ha come conseguenza anche il rientro dell’annunciato
sciopero generale. È sempre Alfano, infatti, a spiegare che «l’atteggiamento
dei sindacati è un cambiamento di approccio che rende ancor più semplice il
cammino e sono convinto che, scongiurata l’idea dello sciopero come minaccia,
possa esserci un incontro anche col presidente del Consiglio».
In serata, a
palazzo Grazioli, si è poi tenuto un incontro fra Silvio Berlusconi, gli stessi
sindacati di polizia e i Cocer delle forze armate, soddisfatti per un accordo
di cui però attendono l’esito finale. E quando il Cavaliere ha promesso alle 80
persone presenti, che la battaglia dello sblocco salariale sarà messa sullo
stesso piano delle altre riforme comprese nel patto con Renzi, si è levato un
boato seguito da un applauso.

Nonostante
l’accordo sembri a portata di mano, c’è però chi tiene i piedi per terra. È il
caso del Sap, sindacato autonomo di polizia. Gianni Tonelli, che lo rappresenta
a livello nazionale, spiega: «Di fatto ancora non c’è nulla di scritto. Anzi,
dalle parole riferiteci da Berlusconi, che arrivava da un faccia a faccia col
premier Renzi, ci sembra di aver capito che ancora nulla è deciso e che è
troppo presto per cantare vittoria». Quanto alle affermazioni tranquillizzanti
di Alfano, Tonelli innanzitutto ricorda che «molte volte, soprattutto in
campagna elettorale, il titolare del Viminale ha fatto promesse da marinaio,
anche se molti altri sindacati di polizia gli hanno colpevolmente dato retta»,
poi però aggiunge che «se, come sembra, da qualche parte le risorse sono state
trovate, e se davvero si tratta di quelle cifre, allora non potremmo che
esserne soddisfatti, ricordando che però questo è solo un primo passo verso la
soluzione dei problemi che gravano sulle forze dell’ordine. In ogni caso, se
così fosse, sarebbe una vittoria grossissima, conseguenza di mesi di battaglia.
Parliamo di soldi che avevamo maturato in tutti questi anni, soldi che ci
spettavano. La nostra mobilitazione era basata su questo presupposto». Il
segretario del Sap, infine, si sofferma anche sullo sciopero minacciato per
ricordare che «noi non abbiamo mai minacciato una cosa del genere, e se Renzi,
come ha riferito a Berlusconi, per poterci incontrare aspetta un nostro passo
indietro su questo punto, beh, può stare tranquillo, perché questa
“minaccia” sul tavolo, per quanto ci riguarda, non c’è mai stata».

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