Polizia

La poliziotta che si è tolta la vita lascia una bimba di 5 anni. “Già 49 suicidi fra gli appartenenti alle forze dell’ordine”

Poliziotta e mamma di una bimba in tenera età, senza parlare ha rivolto la pistola d’ordinanza contro di sé. Si è sparata un colpo lunedì sera nel suo ufficio. Invano i colleghi hanno tentato di soccorrerla: nonostante l’immediato trasporto all’ospedale di Borgo Trento, il cuore dell’agente ha cessato di battere nel reparto di Rianimazione. Aveva un sorriso gentile e coinvolgente, nella foto postata sui social (e che abbiamo deciso di non pubblicare nel rispetto della privacy della figlioletta che ha perso la mamma in così drammatiche circostanze, ndr) ha l’espressione di una donna felice, anche se forse era solo quanto voleva far apparire. Pare soffrisse per la fine di un rapporto sentimentale anche se la verità probabilmente non la si saprà mai, di certo la sua tragica fine che ha lasciato tutti sgomenti e destato dolorosi interrogativi.

I precedenti

Un dramma che segue quello che aveva già scosso la Questura scaligera ad agosto: meno di un mese fa, si era tolto la vita un altro poliziotto in servizio a Verona. Il 18 agosto scorso si era sparato con la pistola d’ordinanza un assistente capo della questura scaligera: aveva solo 37 anni ed è impossibile non associare le due tragedie ravvicinate e soprattutto non porsi molte, spesso scomode, domande. A farsene portavoce sono i sindacati di categoria, su tutti Fsp Polizia di Stato e Libero Sindacato di Polizia (Lisipo), che parla di «virus suicida» e di «una strage senza precedenti i cui numeri lasciano sgomento». Così nel mirino finisce il «Ministero dell’Interno colpevole di non fare abbastanza per affrontare la questione dei suicidi fra gli appartenenti alle forze dell’ordine».Gruppi psicologici

Antonio de Lieto del Lisipo propone l’istituzione di «un gruppo di psicologi che lavori a stretto contatto con gli agenti in modo tale da intervenire con il supporto adeguato» nei casi di necessità: «Si continua a percorrere la stessa strada che è palesemente fallimentare. Mega riunioni e fiumi di parole non servono a debellare i suicidi fra gli agenti». A nome di Fsp Polizia di Stato, il segretario generale Valter Mazzetti interviene così: «Siamo vicini a familiari, amici e colleghi della poliziotta che si è tolta la vita in questura a Verona. Non ci sono parole adatte al dolore della perdita, ma c’è da parte nostra la consapevolezza dell’abisso in cui ciascuno di loro si sentirà sprofondare. Il nome della collega si aggiunge a una tragica lista che annovera, dall’inizio dell’anno, già 49 suicidi fra gli appartenenti alle forze dell’ordine. L’ultima lei, ben tre appena due giorni prima. Sono numeri agghiaccianti e, come è noto, la media fra gli operatori del comparto che si tolgono la vita è ben superiore alla media nazionale che conta inoltre tutte le fasce d’età, mentre quella dei colleghi è una fascia anagrafica delimitata. Continuare ad assistere inermi a questa ecatombe non si può. E, se pure nessuno può conoscere le singole realtà di fragilità e di sconforto che sfociano in simili tragedie, ciò che sappiamo, appartenendo a questo mondo, è che i disagi, i sacrifici, le difficoltà sono tante e tali che certamente alleviarle ed eliminarle, quando possibile, sarebbe determinante».Prevenire le cause

Si tratta del 17esimo suicidio nella sola Polizia di Stato dall’inizio dell’anno. Un tema, questo, di primaria importanza per Fsp Polizia: «Fin da subito – spiega Mazzetti – abbiamo preso parte attivamente al tavolo tecnico per la prevenzione delle cause del disagio voluto a suo tempo dall’Amministrazione grazie all’allora Capo della Polizia, Franco Gabrielli, a cui si deve il cambio culturale nell’affrontare la questione. E questo perché la tipologia, la durata e le modalità del servizio incidono sul contesto esistenziale, familiare e personale del poliziotto». Centinaia anche i messaggi sui social, dove oltre alle condoglianze compaiono anche inquietanti interrogativi sulla «silenziosa e inquietante strage dei tutori della sicurezza morti suicidi»: sulla stessa linea Mazzetti secondo cui «è troppo sbrigativo addebitare il suicidio di un poliziotto a un divorzio senza pensare che, magari, un rapporto si deteriora perché un agente non riesce neppure a condividere la vita familiare a causa del lavoro. Prevenire vuole dire rimuovere o limitare al massimo questi fattori di criticità».

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