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LA DIFFICILE SITUAZIONE DEI POLIZIOTTI SEPARATI O DIVORZIATI: “NON CE LA FANNO A SOPRAVVIVERE”

Il Coisp scrive al Capo della Polizia:
“Provvedere con urgenza a garantire un minimo di assistenza, i colleghi non ce
la fanno a sopravvivere”

“Essere un Poliziotto, in Italia, è una cosa veramente
dura e difficile. Essere un coniuge separato o divorziato – e va detto che si
parla di uomini, inutile negarlo -, in Italia, è una cosa veramente dura e
difficile. Essere un Poliziotto separato o divorziato, in Italia, è qualcosa di
letteralmente impossibile da affrontare, soprattutto dovendo restare i colleghi
ligi a comportamenti conformi al decoro delle funzioni degli Appartenenti ai
ruoli dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza. L’Amministrazione guidata
dal Capo dei Poliziotti italiani ha il dovere istituzionalmente previsto di
predisporre gli strumenti affinchè i propri uomini possano sottrarsi ad una
trappola come questa, una trappola che con estrema facilità può diventare
mortale sotto il profilo psicologico e a seguire, inevitabilmente, fisico”.
Con queste parole Franco Maccari, Segretario
Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia
,spiegail motivo ed il
contenuto di una missiva inviata al Capo della Polizia, Alessandro Pansa, per
chiedere quali iniziative il Dipartimento intenda adottare proprio per
affrontare nella giusta maniera il fenomeno, purtroppo dilagante, degli
Appartenenti al Corpo che, anche parallelamente all’aumentare delle difficoltà lavorative
ed al peggiorare delle condizioni operative, esistenziali ed economiche, vedono
naufragare i propri rapporti di coppia con il conseguente insostenibile
aggravio degli oneri che gravano sulle loro spalle.
“Le condizioni economico sociali che devono affrontare
i poliziotti italiani, non a causa della crisi economica ma dell’impoverimento
del potere di acquisto dei propri stipendi, si aggravano in modo esponenziale
al verificarsi di separazioni coniugali e divorzi, con conseguente abbandono
dell’abitazione” ha ricordato Maccari, dal momento che “i colleghi – ha
insistito – si trovano spesso impossibilitati, in conseguenza degli oneri
economici quali assegni alimentari e mantenimento connessi alla separazione
stessa, a fronteggiare nuove spese di affitto, bollette, acquisto di
elettrodomestici ecc.”.
“Per un Poliziotto – insiste il Segretario Generale
del Coisp – affrontare situazioni familiari compromesse è molto più difficile
che per gli altri.
Anche questo è specificità! Già in situazioni normali
i Poliziotti faticano ad arrivare a fine mese, soprattutto se parliamo di
famiglie monoreddito; figuriamoci se oltre alla famiglia con la quale non si
coabita più si deve mantenere un’altra abitazione e fronteggiare gli oneri
imposti dai Tribunali, ed il tutto senza poter avere un altro e diverso lavoro
e mantenendo comportamenti conformi al decoro di cui sopra… Siamo seri, chi ce
la potrebbe mai fare davvero con lo stipendio di un Poliziotto?”.
“Ora – sottolinea ancora Maccari -, considerato che
questi sono problemi che affliggono tutti gli Appartenenti al Comparto, non si
può evitare di notare come altre Amministrazioni abbiano già messo in campo
iniziative utili ad affrontarli. Proprio in questi giorni si è appreso dalla
stampa come la Guardia di Finanza abbia aperto le Caserme ai padri separati. E
noi, poco meno di un mese fa, ci eravamo rivolti all’Ufficio Rapporti Sindacali
affinché il Fondo di Assistenza per il Personale della Polizia di Stato si
adoperasse per la concessione di prestiti pluriennali a favore dei poliziotti
italiani, analogamente a quanto già fatto dall’omologo organo della Guardia di
Finanza. Nella nostra Amministrazione, invece, gli alloggi di servizio
individuali e collettivi non sono praticamente mai compresi nei piani di
ristrutturazione o costruzione di nuove strutture e, quando ancora esistenti,
sono esclusi dalla manutenzione tanto da essere dei tuguri indegni”.
“Ma tutto questo – conclude Maccari – non è cosa che
si possa ignorare, o cosa che non abbia a che fare con l’efficienza e con la
‘salute’ della Polizia di Stato e quindi dei suoi uomini e delle sue Donne che
già faticano in condizioni normali, ma non si può pretendere resistano a
difficoltà esistenziali che li deprimono e li spingono verso il baratro. E’
infatti inutile nascondere che Appartenenti alle Forze dell’Ordine al limite
dell’indigenza essendo gravati da onerosi impegni economici riconducibili
all’adempimento degli obblighi della separazione, siano costantemente a rischio
di sviluppare depressione o di cedere a tentazioni economiche dettate più dallo
stato di necessità che dalla propria volontà. E il Capo della Polizia tutto
questo non può ignorarlo o sottovalutarlo, né può pensare che spetti ad altri
provvedere”.

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