Il generale Oresta dispiaciuto: “Parole sbagliate, ma dette col cuore”
“Sinceramente dispiaciuto”: Oresta si difende su Il Tempo
Il generale Oresta rompe il silenzio sulle pagine de Il Tempo dopo la polemica scoppiata per alcune frasi pronunciate il 27 giugno, durante la cerimonia di consegna delle lauree agli allievi carabinieri.
«Sono sinceramente dispiaciuto. Le polemiche e le strumentalizzazioni non giovano a nessuno», afferma Oresta. «Le parole dette di getto, in un momento emozionante anche per me, sono sicuramente sbagliate – ma volevano essere solo un saluto affettuoso, come un padre avrebbe fatto ai figli».
Una dichiarazione che suona come un’estrema richiesta di comprensione, ma che non ferma il dibattito acceso dentro e fuori l’Arma.
Le parole sotto accusa: “Un augurio di successo, non uno sminuire”
Le frasi finite nel mirino risalgono alla cerimonia di fine corso, quando Oresta ha voluto incoraggiare gli allievi carabinieri in partenza per le loro prime destinazioni.
Secondo il generale, il suo intento era quello di non sottovalutare i piccoli gesti quotidiani, come prevenire una truffa a un anziano, definita «una grande operazione di servizio».
«Il mio messaggio era: siete chiamati a svolgere un compito molto impegnativo al servizio delle comunità per il quale vi state preparando da tre anni», ribadisce Oresta. Un concetto che, però, è stato interpretato da molti come una banalizzazione del ruolo operativo del carabiniere.
Un padre che saluta i figli: retorica o ingenuità?
Oresta insiste sul carattere emotivo e paterno del suo discorso:
«Erano un augurio di successo, un invito a integrarsi nelle comunità dove andranno a operare». E ancora: «Un saluto affettuoso, come un padre avrebbe fatto ai figli».
Parole che, nelle intenzioni, dovevano rassicurare i giovani militari e i loro familiari, ma che si sono rivelate facilmente fraintendibili, soprattutto in un contesto delicato come quello dell’Arma, sempre sotto i riflettori per il suo ruolo pubblico.
Il giorno prima, le preoccupazioni dei familiari
Il generale ricostruisce anche il contesto emotivo in cui è maturato il suo discorso. Il 26 giugno, giorno prima della cerimonia, circa 30 allievi accompagnati dalle famiglie si erano recati nel suo ufficio, e lì Oresta avrebbe percepito “una certa preoccupazione per le sedi di destinazione”.
Il suo messaggio, dunque, voleva essere di rassicurazione:
«In quei piccoli centri ogni carabiniere troverà una nuova famiglia. Non finiranno in luoghi isolati o abbandonati. Le comunità li accoglieranno con affetto».
Benessere psico-fisico: un aspetto non secondario
Un altro punto su cui Oresta insiste è il bilanciamento tra vita professionale e personale.
«Svolgerete un lavoro che assorbirà molto, ma che vi lascerà anche momenti da dedicare a voi stessi. Non bisogna trascurare questo aspetto, che è stato sempre a cuore all’Istituzione. È anche dal benessere psico-fisico individuale che dipende il rendimento in servizio».
Parole che risuonano più attuali che mai in un’epoca in cui anche il carico mentale di chi veste una divisa è oggetto di attenzione crescente.
In licenza in attesa di incarico: quale sarà il futuro di Oresta?
Attualmente il generale è in licenza, in attesa di un nuovo incarico. Ma resta da capire se e quanto questa vicenda avrà ripercussioni sulla sua carriera.
Sulle colonne de La Nazione aveva già dichiarato di essere “pronto a pagare per il suo sbaglio”. Ora, con questa intervista a Il Tempo, tenta di chiudere il caso. Ma il dibattito resta acceso.
Leadership o reazione? Quando “metterci la faccia” non basta
La lettera aperta del generale Salvatore Luongo, pubblicata da Infodifesa, è un gesto di responsabilità e un tentativo di rassicurare la base. Ma la domanda rimane: era davvero necessario rimuovere Oresta così, a poche settimane dalla fine del suo incarico, senza alcun comunicato ufficiale?
Forse no. L’Arma avrebbe potuto semplicemente glissare, lasciando che il tempo metabolizzasse l’episodio. Ignorare il discorso avrebbe impedito che diventasse un caso mediatico, riducendo l’eco a un aneddoto interno e senza conseguenze. Invece, la scelta di agire con la rimozione improvvisa ha scatenato un effetto boomerang: un discorso che fino a quel momento circolava solo nelle chat interne è esploso sulla scena pubblica, diventando virale e alimentando polemiche ben più ampie.
Il generale Oresta ha certamente commesso un errore, ma è stata l’Arma stessa a ingigantire la questione con una reazione troppo frettolosa, dimostrando più paura che saggezza istituzionale. A volte, la vera leadership si vede nel saper lasciar scorrere certe cose, sapendo che non tutto va affrontato con la spada della punizione immediata.
Se “metterci la faccia” significa solo intervenire quando ormai il danno è fatto, allora non basta: serve soprattutto prudenza e pazienza, qualità che in questo caso sono mancate.
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