Il Generale Mannucci Benincasa in visita a Taranto: “Certezza, conforto e sicurezza al fianco dei cittadini”. Ma la realtà smentisce gli annunci
“Il nostro compito è stare al fianco dei cittadini, offrendo loro certezza, conforto e sicurezza”.
Con queste parole solenni, il Generale di Brigata Iacopo Mannucci Benincasa, nuovo comandante della Legione Carabinieri “Puglia”, ha voluto marcare la rotta dell’Arma nella sua prima visita ufficiale al Comando Provinciale di Taranto. Accolto dal Colonnello Antonio Marinucci, il Generale ha incontrato una rappresentanza dell’Arma locale, lodandone la dedizione e il servizio quotidiano.
Ma fuori dai saloni ufficiali, la realtà del territorio racconta altro.
Sparatorie, omicidi, criminalità: Taranto è davvero sicura?
Mentre si celebrano i valori dell’Arma nei discorsi ufficiali, le cronache recenti restituiscono un’immagine ben più amara di Taranto e del suo territorio.
Solo un mese fa, a Francavilla Fontana, il Brigadiere Carlo Legrottaglie è stato ucciso durante un intervento di routine. Il suo assassino, Michele Mastropietro, pregiudicato di Carosino (in provincia di Taranto), è caduto in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine. Un secondo uomo, Camillo Giannattasio, è stato arrestato per concorso in omicidio e resistenza a pubblico ufficiale. Un episodio che ha lasciato sgomenta l’intera comunità e ha riacceso i riflettori sulla pericolosità crescente della provincia di Taranto.
Pochi giorni dopo, nel quartiere Tamburi, una sparatoria ha provocato un morto e tre feriti, confermando che la città jonica è teatro sempre più frequente di violenza e tensioni sociali. Sparatoria al quartiere Tamburi – un episodio che ha colpito nel cuore uno dei quartieri più fragili di Taranto.
La retorica istituzionale non basta più
Il Generale ha incontrato anche le autorità istituzionali e giudiziarie locali, nonché le Sezioni dell’Associazione Nazionale Carabinieri, simbolo della memoria e della tradizione. Ma queste strette di mano e questi momenti solenni bastano davvero a invertire la rotta?
Per molti cittadini, la risposta è no. Taranto e la Puglia continuano a essere territori ad alto rischio, in cui la sicurezza percepita è ben lontana dalle rassicurazioni ufficiali.
Serve un cambio di passo, non più affidato solo a parole ben pronunciate ma a interventi reali, incisivi e misurabili.
Carabinieri in prima linea, ma lasciati soli
Il lavoro quotidiano dei Carabinieri, spesso invisibile, è encomiabile. Ma la domanda è inevitabile: lo Stato è davvero al loro fianco?
O si limita a passare in visita, celebrare con parole altisonanti, e poi voltare pagina senza lasciare traccia?
Chi opera sul territorio, spesso con risorse insufficienti e in contesti ad alta tensione, ha bisogno di supporto concreto, non retorico.
Sicurezza a scadenza? Il comando non è una clessidra, ma una sfida da vincere
C’è allora una riflessione che Roma non può più permettersi di ignorare. Il comando di una Legione, di un provinciale, di una compagnia, di un Commissariato, di una Questura, non può essere ridotto a una pratica burocratica da smarcare, a una clessidra che scorre nell’attesa del prossimo avvicendamento, né a una casella di curriculum da riempire in vista di promozioni future.
Il comando deve tornare a essere quello che si pretende sia per truppa che per sottufficiali: la tensione costante al risultato. Non basta occupare la poltrona: bisogna produrre sicurezza, incidere sul territorio, lasciare un segno tangibile nel benessere reale dei cittadini.
Un manager – perché di questo ormai si tratta – che non produce sicurezza dovrebbe avere l’onestà di defilarsi o essere, senza esitazione, messo da parte. Non per aver osato parlare di benessere del personale, come nel caso del generale Oresta, ma per non aver conseguito il risultato per cui è stato chiamato a guidare.
In un sistema che pretende sempre e solo il massimo dagli uomini della strada, è ora che la stessa misura venga applicata, senza sconti, a chi la dirige. Il tempo del comando non è un intermezzo da sopportare, ma un’occasione per cambiare davvero le cose. Se non lo si capisce, allora il problema non è solo a Taranto, ma nelle stanze dove si decide il destino della sicurezza pubblica.