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Il duello, Trenta a Salvini: non tirare i militari per la giacca. E lui: decido io

La bomba esplosa nello scontro tra i ministri Trenta e Salvini continua a far deflagrare polemiche e recriminazioni: un duello a distanza, tra i due, che va avanti da giorni e che solo ieri sera si è aggiornato alla dichiarazione risentita del ministro della Difesa che, ancora in pista per affermare la priorità su chi comanda in mare, insiste: ««Basta tirare i militari per la giacca per mostrare i muscoli. Basta spot elettorali». Appello o denuncia?

Prosegue il botta e risposta a distanza tra la Trenta e Salvini

Difficile dirlo, fatto sta che la diatriba a distanza tra i due ministri, dell’Interno e della Difesa, va avanti da giorni con botta e risposta sulla  chiusura dei porti alle navi che soccorrono i migranti, ma anche sulla posizione da tenere in Libia. Una sfida all’ultima dichiarazione tra i dicasteri del Viminale e di via XX settembre, che ha finito per coinvolgere Palazzo Chigi e che, da parte di Elisabetta Trenta, è arrivata a coinvolgere il Quirinale chiedendo l’intervento del presidente Mattarella. Una prova muscolare tra Salvini e La Trenta cominciata due giorni fa quando il Viminale ha intimato a Marina, Guardia costiera e Guardia di Finanza di impedire alle navi delle Ong di accedere nelle acque internazionali — e con la replica dello Stato Maggiore che ha parlato immediatamente di «ingerenza grave» inaccettabile in «una democrazia» in cui « soldati dipendono dalla Difesa e dal capo dello Stato».

Trenta a Salvini: basta tirare i militari per la giacca

Un duello a distanza, si diceva poco sopra, proseguito per tutta la giornata di ieri, a partire dalla mattinata quando, come riporta in queste ore, tra gli altri, il Corriere della sera che ricostruisce i vari passaggi dell’intricata vicenda diplomatica, «c’è tenuto un tavolo tecnico  presso la Direzione immigrazione proprio per mettere a punto i piani operativi sulle disposizioni imposte da Salvini. Hanno partecipato tutti i rappresentanti delle forze di polizia e di quelle armate, ma questo non è comunque bastato a frenare lo la disputa politica»; tanto è vero che, nel pomeriggio, lo Stato maggiore della Difesa ha replicato all’iniziativa delle ore prima diramando una nota ufficiale in cui è specificato che «le Forze Armate sono uno strumento tecnico operativo al servizio del Paese e che ogni attività viene pertanto svolta in aderenza alle indicazioni politiche e secondo la prevista linea gerarchica». Il Viminale non ci sta: e immediata scatta la reazione, e come spiega sempre il Corriere nel suo esaustivo servizio, dal ministero dell’Interno si chiarisce subito che «la linea gerarchica sull’utilizzo delle navi della Marina per le attività di polizia», una specifica che porta al Viminale che, da fonti ministeriali chiarisce come le disposizioni vigenti facciano riferimento al «testo unico sull’immigrazione che attribuisce al ministro dell’Interno la responsabilità di emanare «le misure necessarie per il coordinamento unificato dei controlli sulla frontiera marittima e terrestre italiana».

Dal Viminale: in Italia entra solo chi ha il permesso. Il M5S si rassegni

Uno pari e palla al centro dunque? Neanche per sogno: e nonostante Salvini insista a ripetere di non aver avuto problemi con le forze armate – «È tutto a posto li ho sentiti anche oggi» ha dichiarato nelle scorse ore – e la Trenta si dimostra intenzionata a smorzare la polemica – «Occorre fare squadra, quando lo facciamo riusciamo ad essere più incisivi», ha ribattuto nel giro di breve la titolare della Difesa – le posizioni tra i due restano distanti, con Conte e Di Maio già solertemente attestati al fianco del ministro Trenta. Ma Salvini, da parte sua, non intende cedere e ribadisce: «Da responsabile dell’Interno confermo che in Italia entra solo chi ha il permesso. Il M5S se ne dovrà fare una ragione»…

di Martino Della Costa per il Secolo d’Italia

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