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Gorelli non fu l’unico a colpire i carabinieri dopo il rave party

Matteo Gorelli non fu l’unico del gruppo a colpire i carabinieri. E’ quanto si evince dalle motivazioni della sentenza della corte d’assise d’appello di Firenze che ha ridotto dall’ergastolo a venti anni di reclusione la pena al giovane, all’epoca diciannovenne, accusato di aver aggredito due carabinieri, uno morto dopo mesi di coma, a un posto di blocco vicino a un rave party, a Sorano (Grosseto). Uno dei due militari, l’appuntato Antonio Santarelli, morì dopo un anno di coma; l’altro, Domenico Marino, perse un occhio. 

I tre amici che erano con Gorelli, due ragazzi e una ragazza, nel novembre scorso sono stati rinviati a giudizio dal gup del tribunale dei minori di Firenze. Nelle motivazioni, i giudici d’appello spiegano come da una testimonianza emergerebbe che, dopo l’aggressione, Gorelli non fu l’ultimo a tornare all’auto. Fra l’altro, i militari vennero colpiti con una torcia: Gorelli aveva detto di essere stato lui a usarla, ma sul manico ci sarebbero le impronte di uno degli altri tre. In particolare, si tratterebbe dello stesso che suggerì a Gorelli di portare via dall’auto dei carabinieri i documenti del verbale sul quale era stato riportato il suo nome.

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