Corpo Forestale

Gli ex Forestali nel mirino. L’Arma smantella tutto e cancella speranze e storia.

C’è fermento intorno agli ex forestali. Quelli che, in questo Paese dal cuore verde e dai confini balneabili, servivano numerosi e con più poteri. Un fermento politico ma anche gerarchico. Anzi, soprattutto gerarchico. In Parlamento ci sono una serie di bozze presentate dal deputato M5s Maurizio Cattoi, da Silvia Benedetti del Gruppo Misto e da Luca De Carlo di Fratelli d’Italia. Proposte che vorrebbero far sognanre i 7500 agenti transitati nella Benemerita con la legge Madia, ma che, secondo noi, non avranno mai un domani. Essi! Troppo grande è l’interesse dell’Arma ad entrare in una tematica che sposa il futuro: le politiche ambientali.

Asseriamo che secondo noi non si torna indietro e non si può lasciare un percorso di integrazione già avviato. Integrazione, appunto. Cosa che, a detta degli agenti, non è mai avvenuta. Insomma, hanno militarizzato quelli che salvavano i passeri dal tiro con la fionda ed è normale che questi amorevoli guardia parchi siano incazzati e poi, diciamoci la verità, ai generaloni di carriera, quelli con le mostrine lucidate a festa e col copricapo alto 30cm, non è mai piaciuta sta storia che i dirigenti del CFS si sono trovati a rivestire, in 24 ore, una divisa che loro hanno sudato in anni di sofferenti travagli accademici. Oggi, infatti, è importante sottolineare, magari con un pin sulla giacca, chi è “verdone” e chi è “originale”. Tipica roba da maschi alfa in doppiopetto. Ma analizzando gli sforzi politici e le illusioni parlamentari di queste settimane, abbiamo notato, per caso, un’operazione preoccupante avviata col chiaro intento di accelerare la cancellazione dei verdoni e della loro storia… E nulla c’entrano i parlamentari, tutt’altro. A spingere sul propulsore sono i vertici dell’Arma. Si perché il piano di rimodulazione ha previsto, nel complesso, la soppressione di nove strutture sanitarie, tra le quali le infermerie presidiarie del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari (Cufa) e della Scuola forestale, le uniche presenti all’interno di strutture dell’ex Corpo forestale dello Stato ed entrambe nella regione Lazio. Inoltre, il Comando Generale dell’Arma ha scelto di chiudere l’infermeria presidiaria del Cufa pur essendo la terza per importanza e sotto organico e di mantenere altri presidi in soprannumero – anche consistente – che, tra l’altro, servono un’utenza di molto inferiore.

Perché? Perché queste scelte poco funzionali ma ben mirate? Nistri dovrà dare anche queste spiegazioni in audizione in Commissione parlamentare e siamo certi che spenderà parole gusto miele per edulcorare il testo che gli scriveranno perché, come premesso, le politiche ambientali sono un bene prezioso…. Meno preziosi sono i “verdoni” con la loro storia troppo diversa da quella di coloro che portano lo scarpino abbinato col guanto… Rigorosamente di cavalleria.

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