Difesa

Forze Armate: il COCER Difesa chiede il riconoscimento come pubblici ufficiali, tutela in situazione di emergenza e porto d’armi per difesa personale

Il COCER del Comparto Difesa in una delibera odierna, in risposta a crescenti preoccupazioni riguardanti la sicurezza del personale militare, sia in servizio che fuori servizio, propone modifiche significative al Decreto Sicurezza del 2023. Queste proposte emergono in un contesto dove i militari, spesso impiegati in operazioni di ordine pubblico, sorveglianza di punti sensibili e presso centri di accoglienza, si trovano frequentemente esposti a rischi di aggressioni fisiche e verbali.

Punti Chiave della Delibera

1. Riconoscimento Come Pubblici Ufficiali: La delibera enfatizza la necessità di riconoscere i militari impiegati in operazioni di ordine pubblico come “pubblici ufficiali” per tutto il periodo di missione. Ciò è fondamentale per garantire loro la protezione legale adeguata. I militari in servizio attivo, soprattutto quelli impegnati in missioni di sicurezza interna o in operazioni di ordine pubblico, svolgono funzioni essenziali per lo Stato. Tali attività li pongono nella categoria dei pubblici ufficiali, soprattutto quando agiscono all’interno di strutture organizzative operative, come indicato dalla giurisprudenza italiana (es. Cassazione Penale, Sezioni Unite, sentenza n. 5986 del 1986). Le leggi italiane, come la Legge n. 125 del 24 luglio 2008 e l’articolo 4 della legge 22 maggio 1975, n. 152, rafforzano questa interpretazione, considerando i militari come parte integrante della “forza pubblica” e, quindi, come pubblici ufficiali. La missione “Strade Sicure” è un esempio di come i militari possano essere coinvolti attivamente nella sicurezza pubblica, assumendo un ruolo paragonabile a quello delle forze di polizia.

2. Tutela in Situazioni di Emergenza: Si propone una norma specifica per proteggere i militari in divisa che possono trovarsi in situazioni di emergenza, come atti di terrorismo o di crimine grave, fornendo loro la giurisdizione legale per agire in tali circostanze. Socialmente, i militari in divisa sono percepiti come un deterrente per la criminalità e un simbolo del sistema di sicurezza nazionale. Questa percezione implica non solo una responsabilità maggiore in termini di condotta e professionalità ma anche un’aspettativa di maggiore protezione legale e fisica per loro stessi, specialmente in situazioni di emergenza.

3.Riconoscimento della Qualifica di Agente di Pubblica Sicurezza per le Capitanerie di Porto: La delibera richiede la qualifica di agente di pubblica sicurezza, come previsto dalla legge 125, art. 7 bis, comma 3, per gli appartenenti al Corpo delle Capitanerie di Porto.

4. Porto d’Armi per Difesa Personale: Un altro aspetto rilevante è la proposta di permettere al personale delle Forze Armate di detenere un’arma privata per difesa personale o tiro sportivo, senza costi aggiuntivi. Il rilascio del porto d’armi per i militari dovrebbe essere condizionato alla presentazione di uno stato di servizio che confermi lo status di militare in servizio permanente e all’idoneità medica annuale.

Queste misure sono state proposte per colmare le lacune normative esistenti e per garantire una maggiore sicurezza e protezione legale al personale militare. La delibera riflette una crescente consapevolezza del ruolo cruciale e dei rischi affrontati dai militari nelle loro funzioni quotidiane.

Riconoscimento qualifica pubblica sicurezza alla Guardia Costiera. Il commento di Ciavarelli

“Con sincera soddisfazione ho partecipato alla stesura ed alla votazione della delibera sull’estensione del decreto sicurezza ad alcune fattispecie di impegno delle Forze Armate.” E’ il commento del delegato COCER Marina Militare Antonello Ciavarelli. “In particolare sono orgoglioso della condivisione interforze circa la necessità di riconoscere finalmente ai guardia coste la qualifica di pubblica sicurezza. Come ho detto tra l’altro alla presidente Meloni ed al ministro Salvini lo scorso 16 novembre non è più accettabile non poter sapere durante un controllo se il controllato è pregiudicato o meno. Quindi non avere la banca dati.
Allo stesso tempo non è più sostenibile non poter usufruire dell’arma individuale in dotazione ma solo portarla in certe circostanze previste, come se chi delinque può aspettare che torniamo in caserma ad amarci per contrastare il crimine che a prescindere è doveroso fare. Per la Guardia Costiera – ha concluso Ciavarelli –  questa proposta è importante perché andrebbe nella direzione del pieno riconoscimento delle funzione di pubblica sicurezza e quindi maggiore sicurezza per i guardia coste e i cittadini”.

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