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FACEBOOK: ZITTI, SBIRRI!!!!

(di Michel Rinelli) – Fabio Tortosa il poliziotto di quello che fu il VII
Nucleo del Reparto Mobile di Roma è stato sospeso dal servizio dopo che nei
giorni scorsi ha esternato sulla propria pagina facebook alcune discutibili e
interpretabili valutazioni su quella tragica notte del luglio 2001 alla “Diaz”
di Genova.

Cominciano  ad  essere diversi i casi in
cui uomini in divisa utilizzando in maniera disinvolta i social network
finiscono nei guai e laddove non si possono rilevare questioni di natura penale
interviene l’istituzione a punire disciplinarmente le parole ritenute
eccessive.
Tra i tanti casi possiamo ricordare degli agenti di
Polizia Penitenziaria finiti nel tritatutto mediatico per essersi abbandonati a
esternazioni del tipo “meno uno” a seguito del suicidio di un detenuto.
Ma sono stati anche altri i casi dove i social hanno
rappresentato un problema per le divise, ricordiamo ad esempio quell’episodio
accaduto a Milano dove un vigile, dopo aver sparato e ucciso  una persona
in fuga, fu definito un “Rambo” solo per aver condiviso sulla propria pagina
facebook una foto nella quale imbracciava un fucile da softair.
E’ diventato così pericoloso maneggiare i social che
anche un alto dirigente della Polizia di Stato è stato rimosso dal proprio
incarico, era infatti comandante di Reparto Mobile, a quanto pare perché ha
elargito un “LIKE” alle parole discutibili del collega Tortosa.
Fatti questi che non possono essere liquidati dalla
comunità in divisa con le solite spallucce né essere ignorati in quanto i
social network sono un meraviglioso e insostituibile strumento di tutti i
giorni che non può essere né demonizzato né eliminato.
Probabilmente uno come me leggendo questi ultimi
episodi dovrebbe scegliere la soluzione più ovvia e vantaggiosa ossia smettere
di condividere pensieri attraverso un pericolosissimo strumento di pubblicazione
come può essere un blog.
Ma se io come tanti altri dovessimo cedere alla
tentazione di mandare tutti a quel paese perché in fondo dei poliziotti come
persone non interessa a nessuno, men che meno di quelli che non si allineano a
un certo pensiero, dall’altro la daremmo vinta a chi ancora sostiene che lo
sbirrame è composto solo da una massa di informi e ignoranti carnefici capaci
esclusivamente di esprimersi attraverso la facile violenza.
Noi uomini con la divisa dobbiamo scendere
invece  sul piano di una consapevole riflessione e ancor prima di farci
educare a suon di provvedimenti disciplinari gravi dobbiamo comprendere il peso
delle parole, del loro significato e di quanto sia facile strumentalizzarle se
non veicolate e spiegate nel giusto modo.
Perché il pericolo è quello che se abbiamo acquisito
il diritto di essere liberi cittadini e onesti poliziotti, senza particolari
limitazioni, nel breve potremo ripiombare a quei tempi in cui l’usi obedir
tacendo era un valore imprescindibile della Guardia di Pubblica Sicurezza che
sarebbe dovuta definitivamente sparire il 2 aprile 1981.
E’ chiaro che non tutti possono avere capacità di
sintesi comunicativa idonea a  non essere mai strumentalizzata ma qualcosa
bisognerà pur fare affinché l’incapacità del sistema di pacificare se stesso,
assumersi le proprie responsabilità così da poter ritrovare un nuovo rapporto
con il cittadino non si scarichi per assurde e illogiche dinamiche contro
persone come Tortosa su cui tutto si può dire, a seguito delle varie partecipazioni
radiofoniche e televisive, tranne che sia il tipico sbirro ignorate che pensa
solo all’ora di straordinario e all’indennità di ordine pubblico fuori sede.
Purtroppo siamo a un bivio, o decidiamo di acculturarci  sulle dinamiche
della società digitale e delle sue mille incongruenze e ipocrisie o per la
nostra sicurezza dobbiamo evitare esternazioni anche solo potenzialmente capaci
di danneggiarci.
Perché al di là di come la si voglia pensare il collega Tortosa voleva solo
ribadire con orgoglio che sulla “Diaz” c’è anche un’altra faccia che nessuno è
riuscito a far palesare fatta di uomini, sacrificio, sangue e paura che non è
stata solo quella di quei manifestanti che in quei giorni hanno messo a ferro e
fuoco la città e che di certo non si meritavano una reazione da “Macelleria
Messicana” da parte di chi avrebbe dovuto con estrema professionalità fare
semplicemente il proprio lavoro.
Non dimentichiamoci che da quel 2001 tanta strada è
stata fatta e continuare con queste reazioni significa solo convincere
professionisti quali sono i colleghi dei Reparti Mobili di essere soli,
abbandonati dal sistema e che i loro sacrifici in termini addestrativi è ogni
giorno sempre più inutile.

Censure così gravi e articolate che impegnano
addirittura i ministri sono segnali difficili per chi indossa una divisa e che
domani dovrà tornare a prende sputi, insulti e bombe carta per difendere quelle
istituzioni a cui tutti abbiamo giurato fedeltà.

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