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F-35 E IL GIOCO DELLE TRE CARTE: DIMEZZATI, MA ALLA FINE QUANTI NE RIMANGONO?

Via libera della
Camera alla mozione del Pd che, con riferimento all’acquisto dell’Italia di
cacciabombardieri F35, impegna il Governo a «riesaminare l’intero programma per
chiarirne criticità e costi con l’obiettivo finale di dimezzare il budget
finanziario originariamente previsto», stimato in circa 14 miliardi per 90
caccia (erano 131).

Dunque una drastica riduzione che, spiega il ministro della
Difesa, Roberta Pinotti, è dovuta al fatto che «anche investimenti come questo
devono poter essere fatti ragionando sulla capacità finanziaria del
Paese». 
Ma l’aula di
Montecitorio – che ha respinto le mozioni di Sel e del Movimento 5 Stelle di cancellare
la partecipazione italiana al programma F35, così come quella della Lega che
tra l’altro puntava l’indice contro i «problemi» tecnici che stanno rendendo la
vita difficile al velivolo – non ha approvato solo la mozione del Pd. Sì,
infatti, e con più voti, anche a quelle assai meno drastiche di Forza Italia,
Ncd e Scelta civica che, seppure con formulazioni diverse, evidenziano la
necessità di contemperare le esigenze della difesa nazionale con quelle di
contenimento della spesa pubblica, senza però fare riferimento all’entità dei
tagli e sottolineando la necessità di rispettare gli impegni presi. Circostanza
che fa dire a Cicchitto (Ncd), che «la Camera si è pronunciata in termini
articolati e non ha privilegiato l’ipotesi del dimezzamento delle commesse
dell’F-35 o del riesame dell’intero programma, come qualcuno, invece, sembra
voler far intendere».  
Le mozioni più
votate (FI 326 voti- Ncd 319 -Scelta Civica 315) – rileva Cicchitto – impegnano
il Governo al rispetto degli impegni assunti in sede internazionale ed a
valutare la compatibilità di bilancio nell’assumere la decisione relativa
all’acquisto degli F-35. Mozioni dal contenuto diverso da quella del Pd,
dunque, ma tutte approvate. Circostanza stigmatizzata da Sel, che parla di
«giochi di prestigio», con «la maggioranza e il Governo che hanno truffato il
Parlamento», approvando una mozione che prevede il dimezzamento del programma e
altre (in particolare quella di Forza Italia) che invece vogliono «mantenere lo
status quo». Per il M5s quella di oggi è stata solo «una chiara mossa politica
da parte del Pd e del Governo»: quel programma deve essere cancellato. 
Un aspetto su cui
tutta la maggioranza e Fi sono d’accordo è invece quello della salvaguardia dei
ritorni economici e di carattere industriale del programma, anche se, viene
paventato da più parti, un eventuale dimezzamento del numero dei velivoli
acquistati molto difficilmente non avrà ripercussioni sul beneficio economico
del programma per l’Italia, stimato recentemente da Price Waterhouse Coopers in
ben 15,7 miliardi di dollari nel periodo 2007-2035, con 5.450 posti di lavoro
potenziali dal 2017 al 2026. Nello stabilimento di Cameri, intanto, l’unico
fuori dagli Usa preposto a lavorare le commesse internazionali, sono già state
avviate nei mesi scorsi le operazioni di assemblaggio dei primi velivoli
italiani: sono sei quelli per i quali i contratti sono già stati firmati e sono
operanti, con consegne previste tra il 2015 e il 2016.  

Gli altri ordini
invece sono stati «sospesi»: come annunciato dal ministro Pinotti in Parlamento
lo scorso giugno, il programma complessivo «sarà definito nuovamente» dopo la
stesura del Libro Bianco della Difesa, che dovrebbe essere messo a punto entro
la fine dell’anno. Concetto ribadito anche oggi dalla Pinotti: «siamo impegnati
a lavorare sul Libro Bianco e sulla base di questo valuteremo quali sono i
rischi e le minacce e cosa ci serve», ha detto. «Da un lato – ha aggiunto –
dobbiamo garantire al nostro Paese la sicurezza, dall’altro pensare che progetti
come questo, che possono essere molto onerosi, devono poter pesare meno sulla
finanza italiana e anche, se possibile, produrre lavoro».  

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