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DIFESA, CON RIORDINO “NESSUNA ESPLOSIONE DI DIRIGENTI”. COMELLINI “DIFESA AD OLTRANZA DI INGIUSTIFICABILI PRIVILEGI”

Il riordino delle carriere del personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia e’ una proposta legislativa a carattere trasversale attesa da almeno 15 anni e che riguarda tutto il personale di ben 5 amministrazioni: Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Forze armate, per un totale di piu’ di 450mila persone di cui le Forze armate rappresentano il 36 per cento circa dell’intera platea di interessati.

E’ quanto ricorda in una nota il ministero della Difesa, fornendo alcune “precisazioni” in “seguito alle pubblicazioni su alcuni organi di informazione di notizie inesatte e fuorvianti riguardo il riordino della carriere del personale delle Forze armate e delle Forze di Polizia. Il provvedimento – basato sulla equa ordinazione tra Forze di Polizia e Forze armate – contiene interventi sul reclutamento, avanzamento, formazione e, di conseguenza, anche la revisione dei trattamenti economici connessi agli accresciuti compiti e responsabilità, resa sempre più evidente dal costante impegno di tutto il comparto nel contrasto alla minaccia terroristica, a favore della difesa e della sicurezza nazionale e internazionale.

Nel riordino delle carriere non vi e’ stata alcuna “esplosione” nel numero dei dirigenti militari. Non solo non ci sono nuovi arruolamenti per dirigenti ma gli organici dei vari gradi di ufficiale rimangono quelli previsti dalla legge 244/2012. “L’unico intervento – prosegue la nota – e’ stato l’aver razionalizzato la carriera degli Ufficiali e dei corrispondenti gradi delle Forze di Polizia tenendo conto della “specificita’” del ruolo, che non ha alcun parallelo fuori dal comparto difesa-sicurezza, basti pensare che appena il 10 per cento circa degli ufficiali puo’ sperare di diventare Generale di Brigata e appena lo 0,4 per cento circa ha la possibilita’ di diventare Generale di Corpo d’Armata. Con cio’ vi e’ la assoluta differenza con le altre amministrazioni dello Stato”. Gli aspetti tecnici del decreto legislativo all’esame del Parlamento sono stati “ampiamente discussi dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, dai Comandanti Generali delle forze di polizia, dai Sindacati di Polizia e dai rappresentanti dei Cocer, in totale trasparenza, in numerose audizioni parlamentari”. Ovviamente, il “riordino dei ruoli non sarebbe stato possibile senza l’intervento del Governo che ha reso disponibili risorse importanti che assommano a circa 970M euro a regime (dal 2018) di cui la Difesa ne riceve 380M euro circa, comprensivi di oltre 70M euro di risparmi interni alla stessa Difesa. Anche il paventato aumento del trattamento economico del 6 per cento limitato ai soli dirigenti, e’ una affermazione imprecisa”.

Infatti non solo non e’ una novita’ legata al riordino e neppure una innovazione, ma un meccanismo gia’ vigente da molti anni per tutto il personale in regime di diritto pubblico noto con il nome di “scatto biennale”, conclude la nota.

“La realtà è ben diversa. –  E’ quanto scrive in una nota Luca Marco Comellini, segretario del Partito dei MIlitari – Chiunque abbia un minimo di cultura, o almeno sappia anche solo leggere e scrivere, può immediatamente comprendere che gli schemi dei decreti legislativi all’esame delle Commissioni parlamentari contengono delle norme di favore riservate in via esclusiva solo al personale del ruolo ufficiali. Norme che ne agevolano la progressione di carriera facendoli diventare, dal grado di maggiore, tutti “dirigenti” con il connesso trattamento economico dirigenziale, i cui aumenti periodici, del 6% e del 2,5%, sono biennali e automatici come per tutto il personale non contrattualizzato della pubblica amministrazione.
Per essere più chiari dal 1 gennaio 2018, anche a dispetto di quanto previsto dalla legge 244/2012, gli oltre 9.300 maggiori e tenenti colonnelli delle forze armate, a questi vanno aggiunti quelli dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di finanza, passeranno tutti da “direttivi” a “dirigenti” e quindi , beati loro, non dovranno più patire alcun rinnovo contratto di lavoro come invece avviene per il restante personale dei ruoli truppa, sergenti, marescialli, e ufficiali fino al grado di capitano, che forse, proprio a causa della decisione di destinare le risorse disponibili a questo provvedimento, o non vedranno mai alcun rinnovo della parte economica del contratto di lavoro o, se la vedranno, sarà per importi irrisori se non addirittura ridicoli e offensivi. In caso di approvazione dei provvedimenti – continua Comellini – di cui si discute, che tanto piacciono al generalissimo capo di stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano, al suo Cocer (lo ricordo, tutti prorogati nei loro incarichi) e alla Ministra Pinotti, il personale dei ruoli truppa, sergenti e marescialli, a fronte di un sostanziale stallo delle retribuzioni, si vedrà dilatare oltremodo tempi per il raggiungimento delle posizioni apicali dei rispettivi ruoli e l’assegnazione di maggiori funzioni, anche direttive, senza che a ciò corrisponda una adeguata retribuzione.
È vero – conclude Comellini – , come dice Graziano, che i provvedimenti erano attesi da quasi 15 anni ma gli attuali stanziamenti fatti dal Governo per finanziarli sono null’altro che la restituzione di quelli che di volta in volta i passati governi hanno prelevato, per altre esigenze di finanza pubblica, dal fondo istituito nel 2003, finanziato con circa 119 milioni di euro all’anno, che sarebbe dovuto servire per il riordino delle carriere le personale dei soli ruoli non direttivi e non dirigenti delle forze armate e delle forze di polizia.

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