Cessate il fuoco, pace e ONU prima dei soldati italiani in Ucraina, ma sicuro aumento spesa militare
Ha destato molto clamore l’articolo pubblicato ieri su Infodifesa riguardante una possibile missione in Ucraina, ipotesi che, peraltro, non escludeva un’eventuale egida ONU. In realtà, l’analisi si concentrava sulle carenze e difficoltà che avrebbe incontrato l’Esercito Italiano e i relativi tempi di approntamento di un’operazione del genere.
Le dichiarazioni della politica
Il presidente della Commissione Difesa Minardo ha chiarito la posizione ufficiale: “Ritengo che in questo momento parlare di invio di soldati italiani in Ucraina sia assolutamente prematuro e penso che il vicepremier Matteo Salvini abbia già espresso in merito una posizione di buonsenso. Senza il cessate il fuoco, la conclusione di un accordo di pace e un chiaro mandato ONU non ci sono le condizioni per discutere di un’eventuale partecipazione delle Forze Armate italiane a una missione in Ucraina”.
Ben diverso, invece, il dibattito sulla spesa per la difesa: “Si tratta di una spesa necessaria e non più rinviabile, che è giusto onorare nell’ambito della NATO ed escludere dal Patto di stabilità“.
La posizione di Salvini sull’Esercito Europeo
Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha espresso un’opinione netta in risposta alla stampa estera: “Se l’Europa è quella che ha portato al collasso interi settori produttivi, l’ultima delle cose intelligenti da fare è mettere in piedi una difesa comune, un esercito comune europeo. Preferisco Stati nazionali forti che investono nella propria sicurezza”.
Salvini ha poi rincarato la dose con un’osservazione pungente: “Se mettessimo una von der Leyen a capo di un esercito comune europeo, durerebbe venti minuti e poi si arrenderebbe. Quindi sono assolutamente contrario a un’ipotesi di questo tipo”.
Sul tema delle spese militari, il vicepremier ha concluso: “Conto che il 2025 sia l’anno del ritorno alla pace. Ne parleremo a tempo debito, ma parlare oggi di mandare soldati italiani in terra di guerra non ha senso. Se l’Italia dovrà aumentare le spese militari? Probabilmente sì, bisognerà fare delle scelte”.
Il punto di vista del Ministro della Difesa Crosetto
Anche il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha espresso perplessità sulla narrazione mediatica attorno a una presunta missione italiana in Ucraina. In un lungo intervento, ha spiegato: “Noto che ormai chiunque, anche al bar, parla di difesa senza conoscere a fondo i temi di cui si discute. La Difesa, nei trattati europei, è competenza delle singole nazioni. Una difesa europea potrebbe esistere solo come somma delle difese nazionali, con modalità simili alla NATO“.
Crosetto ha poi criticato la superficialità con cui viene trattato il tema dell’invio di contingenti europei: “I contingenti non si inviano come si invia un fax o per fare un comunicato stampa. Se si parla a nome dell’Europa, bisognerebbe prima confrontarsi con le altre nazioni. Questo, per gli aspetti militari della questione, non è accaduto”.
Infine, il Ministro ha ribadito la necessità di una riforma della normativa sulle missioni internazionali: “Da due anni ho chiesto un impegno parlamentare bipartisan per rivedere la legge che regola l’invio delle missioni internazionali. Ad oggi, resto una voce nel deserto”.
Uno scenario ancora incerto
L’ipotesi di un coinvolgimento diretto dell’Italia in Ucraina rimane dunque altamente improbabile, salvo un’esplicita richiesta da parte dell’ONU o della NATO. Tuttavia, il dibattito sulle spese militari e sulle future strategie di difesa europea rimane acceso. L’Italia, al pari di altri Paesi europei, dovrà presto prendere decisioni cruciali sulla propria sicurezza e sulle alleanze internazionali.
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