Politica

Carola Rackete querela Salvini: «Istiga all’odio». Lui: «Non temo una ricca comunista»

E alla fine la querela è arrivata. Una querela per istigazione a delinquere e diffamazione. Nuovo capitolo del botta e risposta tra il vicepremiere e ministro degli Interni Matteo Salvini e Carola Rackete, capitana dalle Sea Watch: l’avvocato della donna ha annunciato iniziative giudiziarie nei confronti di Matteo Salvini.

«Le parole utilizzate dal ministro in questi giorni nei confronti della mia assistita – ha detto all’Ansa l’avvocato Alessandro Gamberini – la stanno esponendo a eventuali aggressioni: una vera e propria istigazione a delinquere che arriva da un ministro della Repubblica. Un invito a farle del male, mi domando come mai nessun componente del governo abbia preso le distanze da queste parole che mi spingo a definire disgustose».

Salvini: «Non temo una ricca comunista»
La risposta tagliente di Salvini è giunta poco dopo tramite Facebook: «Infrange leggi e attacca navi militari italiane, e poi mi querela. Non mi fanno paura i mafiosi, figurarsi una ricca e viziata comunista tedesca! Bacioni». E a chi gli chiede un commento sulla possibilità che Carola lo denunci risponde: «Non vedo l’ora di essere denunciato da una che ha infranto le leggi e ha rischiato di ammazzare dei militari italiani. Non vedo l’ora di incontrarla in tribunale, così almeno la vedo. Mi toglierei quella soddisfazione». A chi gli ha fatto notare che la comandante si è offesa per essere stata chiamata «comunista viziatella», ha risposto: «Si è offesa di più per comunista o viziatella? La capisco…».

Poinz: «Salvini spieghi perché il gip ha sbagliato»
Intanto impazza la polemica sulla decisione del gip di Agrigento di
scarcerare Rackete. In campo anche il presidente dell’Anm Luca Poinz. Il ministro, ha detto Ponz ai microfoni di Radio anch’io, «ha tutti i titoli per poter criticare una decisione della magistratura ma deve spiegare perché è sbagliata e ancora non abbiamo sentito una sola valutazione sul perché quella decisione sia sbagliata: è stravagante che sino a qualche giorno fa il magistrato politicizzato era il procuratore di Agrigento e ora il nemico sia diventato il giudice». Anche in questo la replica del capo del Viminale a tempo di record: «Non ho nemici, solo alleati per la difesa della legalità, della sicurezza e del benessere del mio Paese. E attentare alla vita di militari italiani non è qualcosa che può rimanere impunito».

La solidarietrà non è reato
«Se la solidarietà sta diventando in Italia un reato, allora vogliamo compiere ogni reato di umana solidarietà» e «ci associamo a quanto fatto dalla comandante Rackete e desideriamo essere indagati e processati anche noi per apologia di reato». É quanto si legge nelle due lettere firmate da teologi, indirizzate al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e pubblicate da Avvenire. «Non possiamo insegnare teologia rimanendo indifferenti alla progressiva crescita di paura, di terrore, di sospetti, di accuse, di minacce, di incitamento alla violenza e all’odio», scrivono dalla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. In linea anche la lettera dell’Atism (Associazione teologica italiana per lo studio della morale): «Preoccupa il tentativo insistito di presentare come reato l’impegno per il soccorso nei confronti di chi si trova in situazioni di pericolo grave e potenzialmente letale», sottolineano partendo dalla vicenda della Sea Watch. «Con parole semplici e forti – commenta il direttore di Avvenire Marco Tarquinio – ci ricordano capisaldi della nostra fede e della nostra civiltà».

di Nicoletta Cottone per il Sole 24 ore

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