Polizia

CAPO DELLA POLIZIA “SENZA OBBLIGO DI RIFERIRE AI SUPERIORI SI RISCHIA IL FAR WEST. LEGISLATORE RIMETTA LE MANI”

L’obiettivo della norma era quello di “individuare sempre la singola responsabilità di ciascuno”. Ed ora che è stata cancellata dalla Consulta, non solo il legislatore dovrà mettere di nuovo mano al settore: si rischia infatti di “tornare al far west”, perché “i flussi informativi continueranno ad esserci” e “a pagare saranno solo le parti basse della catena di comando” mentre “i vertici, che saranno comunque auspiscabilmente destinatari delle informazioni, saranno completamente irresponsabili”.

style=”text-align: justify;”>Il capo della Polizia Franco Gabrielli parla – a margine di un’iniziativa contro il cyberbullismo – per la prima volta della sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha bocciato l’obbligo per agenti e ufficiali della polizia giudiziaria di riferire ai propri vertici, introdotto dal governo Renzi nel 2016 è fortemente voluta dallo stesso Gabrielli. “Non mi permetto di sindacare il giudizio del giudice delle leggi e tanto più senza aver letto le motivazioni- sottolinea – ma auspico comunque che una volta lette le motivazioni il legislatore prenda di nuovo in mano questa situazione”.

Sono due, secondo il capo della Polizia, le ragioni che richiedono un nuovo intervento legislativo. La prima è che “esiste una norma di carattere regolamentare – spiega – che consente all’Arma dei Carabinieri la veicolazione delle informazioni in via gerarchica, che non è stata minimamente toccata dalla sentenza”. La seconda ragione ruota invece attorno al concetto di responsabilità. “Ho voluto questa norma – spiega Gabrielli – non certo per propalare al politico di turno le cose che devono essere mantenute segrete, come si è scritto e si è detto, ma perché era necessario regolamentare il flusso delle informazioni, che poi è quello che consente ai vertici di avere una effettiva incidenza sulla politica della sicurezza nel paese”. E questo perché, “purtroppo, noi siamo il paese della doppia morale nel quale le cose si devono fare ma non si devono dire, si devono fare ma non si devono sapere. E molto spesso in questa condizione perdiamo di vista quella che è il cardine di un sistema corretto, vale a dire la responsabilità”.

La norma serviva dunque proprio per individuare ogni singola responsabilità ed evitare che a pagare siano solo gli ultimi anelli della catena. Ecco perché il rischio, “nel tempo durante il quale il legislatore metterà di nuovo mano a questo settore, è di tornare al far west”. “Io sogno un paese nel quale ci siano le regole, un paese dove le regole vengano rispettate ma dove soprattutto si individuino i responsabili. Purtroppo – conclude Gabrielli – evidentemente a qualcun altro piace un altro modo di ragionare e di essere”.

 

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