Geopolitica

Asse Militare Croazia, Albania e Kosovo: Il Patto che Allarma la Serbia

Cooperazione militare tra Croazia, Albania e Kosovo: un nuovo asse strategico nei Balcani

La pubblicazione ufficiale della Dichiarazione sulla cooperazione militare tra Croazia, Albania e Kosovo ha sollevato significative tensioni diplomatiche regionali, specialmente con la Serbia. Il documento, reso pubblico quattro giorni dopo la firma “a causa del grande interesse pubblico”, come dichiarato dal Ministero della Difesa croato, delinea una roadmap per il rafforzamento delle capacità difensive congiunte.

I punti chiave dell’accordo

La dichiarazione si concentra su quattro aree strategiche fondamentali: il potenziamento delle capacità di difesa e della cooperazione nell’industria militare, l’implementazione di programmi di addestramento congiunto, la lotta contro le “minacce ibride” e il sostegno all’integrazione euro-atlantica del Kosovo, inclusa la promozione della sua adesione all’iniziativa NATO – Partenariato per la pace.

“Siamo determinati a garantire che siamo ben posizionati per rispondere alle minacce attuali e in evoluzione e per raggiungere i nostri obiettivi di difesa e sicurezza”, sottolinea il testo, evidenziando l’importanza di “sforzi congiunti per rispondere alle nuove sfide alla sicurezza” che potrebbero minare la stabilità regionale.

La reazione di Belgrado

La pubblicazione ha provocato immediate reazioni da Belgrado. Il Ministero degli Esteri serbo ha espresso “preoccupazioni” riguardo alla mancanza di consultazioni preventive, affermando che la Serbia “non lo accetterà in silenzio” e richiederà spiegazioni dettagliate a Croazia e Albania.

Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha dichiarato che questa iniziativa viola l’Accordo subregionale sul controllo degli armamenti del 1996, aggiungendo che Tirana, Zagabria e Pristina “hanno avviato una corsa agli armamenti nella regione”. Belgrado sostiene di aver “compreso i messaggi” impliciti nell’accordo.

Le risposte alle critiche

I rappresentanti dei tre paesi firmatari hanno respinto le accuse di ostilità verso la Serbia. Il Primo Ministro croato ha affermato che il documento “non aveva alcun carattere ostile”, mentre il Ministro della Difesa croato ha dichiarato in modo più diretto che “è passato il tempo in cui Zagabria chiedeva a Belgrado cosa avrebbe fatto e come”.

Da Pristina è giunta l’assicurazione che “l’obiettivo di questa cooperazione non è minacciare nessuno, ma piuttosto inviare un messaggio a coloro che vogliono mettere in pericolo la regione: stiamo dimostrando che siamo uniti e non permetteremo a nessuno di destabilizzare la regione”.

Il contesto più ampio

La dichiarazione si inserisce in un contesto geopolitico complesso, allineandosi esplicitamente con “le ambizioni derivanti dal Concetto strategico della NATO e dalla Bussola strategica dell’Unione europea”. Include anche riferimenti al piano “ReArm Europe” dell’UE, segnalando l’intenzione di integrarsi nelle più ampie strategie di difesa occidentali.

Nonostante le rassicurazioni, l’accordo rappresenta un significativo riallineamento strategico nei Balcani occidentali, con potenziali ripercussioni sugli equilibri regionali e sui processi di integrazione europea.

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