ANCORA UN RINVIO PER IL CONTRATTO DI MILITARI E POLIZIA, GOVERNO PRENDE TEMPO E LA POLIZIA SI “SCALDA”
Il Dipartimento della Funzione Pubblica ha reso noto che la riunione tecnica per la prosecuzione delle trattative per il rinnovo contrattuale 2016/2018 prevista per il giorno 10 gennaio 2018. È stata posticipata a giovedì 11 gennaio sempre alle ore 18.00.
Dopo quasi 10 anni di blocco contrattuale – scrive Tissone del sindacato Silp Cgil -voluto dall’ultimo governo Berlusconi – e confermato dagli esecutivi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni – i poliziotti e gli operatori delle forze dell’ordine italiani meritano qualcosa di più.
A oggi la proposta governativa è quella di un aumento lordo medio mensile di poco più di 100 euro a cui occorre aggiungere gli incrementi parametrali frutto dell’ultima riforma interna dei ruoli e delle qualifiche, in attuazione della legge Madia. C’è però da chiarire la questione del bonus 80 euro percepito per 2 anni dalle lavoratrici e dai lavoratori in divisa. Un bonus che già da 2 mesi non è più presente nelle buste paga dei poliziotti e che rischia di annullare i “benefici” degli aumenti contrattuali.
L’altra partita importante è quella degli arretrati: il contratto in discussione è relativo al triennio 2016-2018. Dopo aver perso 8 anni di mancati adeguamenti stipendiali, nessuno può pensare ad altri colpi di spugna. Infine, ma non meno importante, il nodo delle cosiddette “accessorie” cioè degli straordinari, dei festivi, dei notturni e delle indennità legate in maniera precipua all’attività operativa di polizia. Il noto emendamento alla legge di bilancio dell’on. Fiano, che stanzia 150 milioni per gli straordinari (50 per il 2018), è un giusto passo nella direzione da noi auspicata, ma rischia di non essere sufficiente.
A ogni buon conto, non siamo interessati solo alla parte economica del contratto, pur rilevante per poliziotti che hanno stipendi fermi da troppo tempo e che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Non possiamo, infatti, dimenticarci la necessità di adeguare la parte normativa del contratto. Chi veste una divisa è un lavoratore come gli altri e non può avere meno diritti, ad esempio, in materia di tutela legale, maternità, mobilità, legge 104 e quant’altro.
Bisogna ragionare, a nostro avviso, anche su istituti importanti come il part-time e le ferie solidali. Un ragionamento occorre farlo pure sulle forme di dissenso che gli agenti possono e debbono portare avanti per rivendicare i propri diritti, perché l’impossibilità a scioperare in questi anni si è rivelata un boomerang rispetto ad altre categorie.
Infine, ma non meno importante, la questione pensionistica. I poliziotti non sono dei privilegiati, questo deve essere chiaro rispetto ad una certa “narrazione” di comodo portata avanti da chi vuole definitivamente affossare il comparto sicurezza. In molti stati europei e negli Usa un agente operativo dopo 30 anni di volante può andare in pensione a prescindere dall’età.
Qui invece si punta a far restare in servizio i lavoratori in divisa oltre i 60 anni – conclude Tissone – e soprattutto a non dare tutele ai più giovani: senza l’avvio immediato di forme adeguate di previdenza complementare, previste già dalla “controriforma” Dini e mai attuate, i poliziotti di oggi saranno i poveri di domani. Su questi temi, sia chiaro, non faremo sconti. A nessun governo.”
“Volete continuare, per esempio, a rimanere ancora fermi al ’92 per quanto riguarda il rimborso pasto in missione? Come se in questi 25 anni con l’entrata dell’euro, non fossero aumentati i costi dei ristoranti? – si legge in una nota del Sindacato Autonomo di Polizia – Non solo, vogliamo continuare ad avere le stesse tariffe sui trattamenti economici quali notturni, festivi, reperibilità ed altro? Dovete decidere ciò che dobbiamo fare e dovete far sentire la vostra voce, perché c’è un difetto di rappresentanza reale nei vostri interessi. Lo abbiamo visto nel riordino delle carriere che ha scontentato tutti, ma sembrava invece che sul fronte sindacale consortiero fossero tutti felici e contenti. La stessa cosa sta accadendo con questo contratto di lavoro. Vi dovete far sentire. Dovete farvi sentire perché il fronte consortiero non rappresenta adeguatamente le vostre esigenze. Così come l’Amministrazione, che anziché promuovere un sondaggio su dei gradi farlocchi privi di contenuto, avrebbe fatto a meglio promuovere un sondaggio su quelli che sono i desiderata della categoria con riferimento a questo contratto di lavoro.”