Difesa

A corto di proiettili: l’urgenza del riarmo italiano nell’Europa sotto pressione – Pensioni militari? Nessuna risposta, per ora (VIDEO)

La minaccia all’Europa arriva sempre più da Est e l’Italia si scopre vulnerabile.

Mercoledì 21 maggio, davanti alla Commissione Difesa della Camera, il generale Luciano Portolano ha lanciato un allarme secco: «L’esercito russo oggi è più grande di quanto non fosse all’inizio della guerra» e le scorte italiane di munizioni sono scese per effetto delle donazioni a Kyiv. Il quadro è aggravato dalle strategie di sovversione e disinformazione che Mosca conduce lungo tutto il fianco orientale della NATO. Il tempo per reagire, avverte il Capo di Stato Maggiore, è «rapido e di grande ampiezza»; servono decisioni agili e bilanciate fra spesa e produzione nazionale.

Mentre Roma invia a Kyiv sistemi d’arma e 400 veicoli corazzati dismessi, il livello degli stockpiles interni scende sotto la soglia di prudenza. L’ultimo pacchetto di aiuti – parte di un sostegno autorizzato fino al 31 dicembre 2025 – comprende anche munizionamento di artiglieria critico per la difesa ucraina, ma lascia gli arsenali nazionali con un «bel gap da colmare», come ammette lo stesso Portolano. Il problema non è solo finanziario: la filiera industriale deve poter riattivare linee produttive ferme da anni e trovare forniture di polvere ed esplosivi in un mercato ristretto e costoso.

Sul fronte dei numeri, l’Italia ha speso 38 miliardi di dollari nel 2024, pari all’1,6 % del PIL, classificandosi quattordicesima al mondo – ben al di sotto del target NATO del 2 % già oggi, e ancor più della soglia 3,5-5 % che l’Alleanza sta valutando di fissare al vertice di Washington di giugno. Se Bruxelles dovesse davvero imprimere quella svolta, Roma dovrebbe trovare oltre 20 miliardi aggiuntivi all’anno: un salto non banale per un Paese con un debito pubblico vicino al 138 % del PIL.

L’Europa, intanto, tenta di correre ai ripari: con l’Act in Support of Ammunition Production (ASAP) la Commissione ha stanziato 500 milioni di euro per spingere la capacità industriale a 2 milioni di colpi da 155 mm l’anno entro fine 2025; con l’EDIRPA incentiva gli acquisti congiunti fra Stati membri. Ammunizione, polveri e cariche propellenti tornano così al centro di un piano di resilienza che vale, complessivamente, circa 2 miliardi di euro e 31 progetti industriali distribuiti nei Ventisette.

Il deficit attuale affonda però le radici in scelte di lungo periodo. Dagli anni ’90 l’Esercito italiano ha privilegiato operazioni di pace e missioni expeditionary, rinviando investimenti su artiglieria, contraerea stratificata e scorte strategiche. La “cupola di ferro” citata da Portolano è il simbolo di una protezione mancata che oggi diventa prioritaria. La stessa architettura europea soffre di lacune strutturali: manca un comando unico, non esiste una rete d’intelligence classificata comune e gli standard tecnici sono ancora appannaggio della NATO, non dell’Unione.

Il nuovo Rapid Deployment Capacity dell’EU – 5.000 militari a prontezza variabile – è un passo, ma resta insufficiente senza logistica, munizioni e C2 integrato. Ed è qui che il monito di Portolano si fa politico: serve coordinare pianificazione, budget e industria per evitare di scoprire il fianco sud ed est mentre l’assertività russa cresce . In gioco non c’è solo la credibilità militare italiana: c’è la tenuta dell’intero pilastro europeo dell’Alleanza, stretto fra pressioni economiche interne e la necessità di produrre, in casa, ciò che difende le nostre democrazie.

Resoconto delle Domande e Risposte nell’Audizione del Generale Portolano

Al termine della dettagliata relazione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Luciano Portolano, si è svolta una sessione di domande e risposte con i membri della commissione. Di seguito il resoconto completo degli scambi.

Sul munizionamento e gli stock nazionali

On. Bicchielli: “Lei ci ha spiegato che si sta velocemente lavorando sul munizionamento, dopo che ci siamo resi conto delle carenze emerse con il conflitto russo-ucraino. Ha un’idea dei tempi in cui riusciremo ad avere un munizionamento completo?”

Gen. Portolano: “Ci sono delle carenze di munizionamento, in particolare nel campo della difesa aerea e delle artiglierie. La donazione di munizionamento all’Ucraina, doverosa per sostenere un paese sovrano aggredito, ha comportato un abbassamento degli stock nazionali. I tempi di reintegro dipendono da due fattori: la capacità di spesa disponibile e la capacità produttiva delle aziende. C’è un significativo gap da colmare, che richiede una combinazione di adeguata capacità di spesa e possibilità delle aziende, come MBDA, di produrre quanto necessario per ricostituire gli stock.”

Sullo stato di salute delle forze armate

On. Padovani: “A distanza di 7 mesi come trova lo stato di salute dell’esercito alla luce di un’autonoma capacità difensiva futura? Quanto tempo ci vorrà per colmare la forbice rispetto alle altre nazioni europee?”

Gen. Portolano: “Lo stato di salute dell’esercito è quello di una forza che per trent’anni è stata impegnata principalmente in operazioni di peacekeeping. Oggi l’esercito è in condizioni di sviluppare efficaci operazioni in questo ambito, ma presenta gap significativi nelle capacità necessarie per la prima e seconda missione assegnate alle forze armate, ossia il war fighting. È in atto un processo di adattamento per acquisire capacità che nel tempo non sono state adeguatamente sviluppate o che non abbiamo mai avuto, in quanto erano essenzialmente garantite dal nostro alleato strategico, gli Stati Uniti.”

Sulla dimensione europea della difesa

On. Fassino: “Qual è la dimensione ottimale per raggiungere gli obiettivi che ha indicato? Inoltre, come si colloca il suo impianto nelle linee di organizzazione di un sistema europeo di difesa?”

Gen. Portolano: “Dobbiamo innanzitutto chiarire cosa intendiamo per difesa europea: difesa dell’Unione Europea (limitata ai 27 stati membri) o difesa del continente europeo? Dal mio punto di vista, parlare di difesa del continente europeo significa riferirsi al pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica. Per essere efficaci, abbiamo bisogno di realizzare una struttura di comando e controllo che oggi non esiste, istituire la figura di un comandante unico europeo e creare un processo di standardizzazione tra tutti i paesi. Occorre inoltre sviluppare una rete di informazioni classificate e un Fusion Center per raccogliere e condividere dati e intelligence. L’accordo Berlin Plus del 2003 è un modello che funziona e potrebbe essere applicato in termini più ampi.”

Sulle tecnologie spaziali e il multidominio

On. Carrà: “Con le tecnologie di comunicazione a banda larga e bassa latenza in orbita LEO, ritiene che queste possano permettere una crescita tecnologica simmetrica e interoperante tra le varie componenti delle nostre forze armate?”

Gen. Portolano: “Le costellazioni LEO stanno assumendo rilevante importanza per le loro caratteristiche: alta velocità di trasmissione, elevata capacità di comunicazione e trasferimento dati, oltre a costi contenuti rispetto ai sistemi in orbita geostazionaria e media. Nella pianificazione generale interforze è stato inserito lo sviluppo di IRIS² come meccanismo per soddisfare queste esigenze, con una costellazione di circa 290 satelliti prevista per il 2030. Tuttavia, le costellazioni LEO non sono l’unico elemento per realizzare il multidominio, che richiede l’integrazione di tutti i sistemi che operano nei domini spazio, cyber, terrestre, aereo e marittimo, compresa la componente subacquea. È fondamentale l’interconnettività, l’intercambiabilità e l’interoperabilità tra questi sistemi.”

Sui sistemi di difesa aerea e missilistica

On. Malagutti: “Quando c’è stato l’assalto missilistico dell’Iran a Israele, oltre l’utilizzo dei caccia, Israele si è difesa col sistema Iron Dome. L’Europa ha un certo interesse nell’acquisire questo sistema d’arma di difesa?”

Gen. Portolano: “È uno degli obiettivi che ci stiamo prefiggendo ed è una delle priorità indicate dal Ministro Crosetto nell’ambito della pianificazione generale interforze. Anzi, direi che è la priorità numero uno. Oggi esistono dei sistemi di difesa aerea, ma non abbiamo un sistema di copertura totale per il territorio nazionale e, soprattutto, per l’area di responsabilità della NATO con riferimento ai paesi del fianco sud dell’Alleanza.”

Sull’urgenza dei programmi di acquisizione

On. Mulè: “Quanto sono impellenti decisioni che questa commissione deve prendere in ordine a programmi già in atto, come il JAMS? Quanto è fondamentale procedere celermente o si può in alcuni programmi fermarsi e attendere?”

Gen. Portolano: “Anche il JAMS dal mio punto di vista è una priorità. Parliamo di un assetto che ha compiti di early warning e sorveglianza aerea nei domini aereo e terrestre. Per quanto riguarda la componente di Electronic Warfare, è un assetto indispensabile per garantire capacità di difesa e interdizione nell’ambito dello spettro elettromagnetico. La configurazione completa prevede sei velivoli: due JAMS propriamente detti e due per la parte di electronic attack. Non parliamo di velivoli armati, ma di piattaforme che operano nello spettro elettromagnetico e nel dominio cyber.”

Sul benessere del personale

On. Graziano: “Rispetto al benessere del personale, in particolare riguardo agli alloggi e al sistema pensionistico, specialmente per le truppe che rischiano di subire gli effetti del sistema contributivo, quanto è urgente intervenire?”

Gen. Portolano: [La risposta a questa domanda non è stata inclusa nel tempo a disposizione per le risposte del Generale]

Il Generale ha concluso sottolineando che molte delle domande poste meriterebbero approfondimenti specifici, definendole temi che richiederebbero “quasi una conferenza a sé stante”, e si è reso disponibile per successivi approfondimenti su ciascuna questione.

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