CARABINIERI ASSOLTI DOPO 11 ANNI: “LA GIUSTIZIA CHE ARRIVA TARDI NON È GIUSTIZIA”
Da The Untouchables – Gli intoccabili – a The Innocent Ones – Gli innocenti. Così Carmine Caforio, Segretario Generale di USMIA Carabinieri, definisce i due colleghi finalmente assolti dopo undici anni di attesa, silenzio e sofferenza.
Erano accusati di far parte di un sodalizio criminale attivo tra Sassuolo, Modena e la provincia di Reggio Emilia, nell’ambito di un’inchiesta avviata nel 2013.
Oggi, dopo oltre un decennio, arriva la sentenza: “il fatto non sussiste”.
Una delle tante – troppe – vicende che impongono una riflessione profonda sul prezzo umano e professionale pagato da chi, pur servendo lo Stato con onore, dedizione e competenza, viene travolto da indagini giudiziarie e lasciato solo, in balìa di una giustizia che arriva troppo tardi.
Caforio lancia un grido d’allarme: non c’è nulla di più umiliante, per un servitore dello Stato innocente, che dover consegnare la propria uniforme e finire sulla graticola della logorante lentezza della giustizia italiana.
A ciò si sommano effetti amministrativi immediati e spesso irreversibili: trasferimenti d’autorità, sanzioni disciplinari, blocchi di carriera e sospensioni dal servizio.
Provvedimenti adottati ben prima di una sentenza definitiva, che si traducono in condanne anticipate, con conseguenze devastanti sulla vita personale, la serenità familiare e l’equilibrio economico.
Un sistema inaccettabile in uno Stato di diritto, da tempo al centro dell’attenzione anche del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ma che ancora non trova risposte concrete.Tutti gli uomini e le donne in uniforme – prosegue Caforio – pur nutrendo piena fiducia nella Magistratura, non possono più tacere di fronte a una realtà che grida, silenziosamente ma con forza, vendetta da troppo tempo: un’assoluzione “perché il fatto non sussiste”, che arriva dopo oltre un decennio, dopo il linciaggio morale e la distruzione dell’immagine, non può definirsi giustizia.
«È il fallimento di un sistema – denuncia Caforio – che abbandona al proprio destino chi, ogni giorno, serve lo Stato e garantisce sicurezza ai cittadini; quando arriva il verdetto di assoluzione, l’innocente è spesso già provato, dimenticato o in pensione, troppo tardi per riscattare la propria dignità.»
Caforio chiede al Governo una riflessione concreta su queste derive e conclude rivolgendosi direttamente al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio: nessuno chiede impunità, ma tutti – anche chi indossa l’uniforme – hanno diritto a un processo giusto, in tempi certi, nel rispetto della dignità e della presunzione d’innocenza.
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