Forze di Polizia, La bacchetta magica (spezzata) della premier Meloni
(editoriale di DI PIETRO COLAPIETRO del SILP Cgil)- L’incontro che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha organizzato a Palazzo Chigi il 6 marzo con i sindacati di polizia e le rappresentanze militari è servito a poco e ha ricalcato lo stesso schema della precedente riunione di novembre. Si è parlato di massimi sistemi, di solidarietà alle forze di polizia, di misure draconiane contenute nell’ennesimo pacchetto sicurezza. Si è parlato di tutto, ma non delle cose che davvero interessano le poliziotte e i poliziotti: quando verrà rinnovato il Contratto di lavoro scaduto da 800 giorni e giunto già all’anno di scadenza? Che fine hanno fatto le annunciate assunzioni straordinarie di personale mentre ogni anno continuiamo inesorabilmente a perdere gente per via dei pensionamenti? Quando saranno pagati gli straordinari eccedenti che hanno ormai maturato un ritardo di 20 mesi? Domande concrete che avevano bisogno di risposte fattive, che non sono arrivate.
Vittorio, dietro la “nuova rotta” della Polizia qualcosa non torna
Le risorse sul piatto sono sempre quelle: un miliardo e mezzo. Tanta roba, si dirà. Anche perché qualche giornale ha pubblicato tabelle con ipotizzati aumenti medi lordi a regime di oltre 180 euro. Numeri che analizzati nel dettaglio, al netto delle tasse e escluso il già (poco) percepito con la vacanza contrattuale, si tradurranno a regime in incrementi medi netti di 30, 40 euro. Poco più di un caffè al giorno. Con una aggravante. Col precedente contratto di lavoro, firmato sotto il governo Draghi e anch’esso insufficiente per le esigenze del personale, si prevedeva per il triennio 2019 – 2021 un aumento medio del 4 per cento a fronte di un tasso inflattivo dello 0.6 per cento nel 2019, del meno 0,2 per cento del 2020 e del 1,9 per cento del 2021. Erano gli anni del Covid, crescita zero. Le risorse a disposizione, circa un miliardo di euro, furono giudicate insufficienti dall’allora opposizione che ora governa il paese. Arriviamo all’oggi. A disposizione abbiamo un miliardo e mezzo di euro che tradotto in soldoni attesta un 5,8 per cento di aumento a regime nel triennio contrattuale 2022 – 2024. Benissimo, ma ricordiamo che nel 2022 l’inflazione si è attestata all’8,1 per cento, nel 2023 al 5,7 per cento oltre ai dati che arriveranno per il 2024. Numeri che certificano, come abbiamo già detto in passato, il bluff del governo sul Contratto che da un lato tarda ad arrivare perché le trattative non sono state avviate e dall’altro lato produrrà incrementi, parametrati all’inflazione, al caro vita, all’aumento delle bollette e delle tasse che ogni collega e famiglia ben conosce, inferiori addirittura rispetto al precedente accordo. E’ inoppugnabile tutto questo.
Pensioni Forze Armate e Polizia, cambiano le regole dal 2026?
Leggendo il documento del Dipartimento, relativo alla pianificazione strategica del personale della Polizia di Stato, si certifica in maniera altrettanto inoppugnabile come le assunzioni previste nel triennio 2024 – 2026, considerando anche le procedure in corso e quelle da indire, non coprono in alcun modo il fabbisogno stimato dallo stesso Viminale. Il caso più clamoroso è quello degli Agenti: per loro si stima un fabbisogno di 12.000 unità di personale. La previsione assunzionale complessiva non arriva a 6.000 unità nel triennio, senza contare che non abbiamo le Scuole di Polizia necessarie per la formazione. Dunque, come aveva ipotizzato nel 2019 l’allora Capo della Polizia Franco Gabrielli, entro il 2030 andranno in pensione nella sola Polizia di Stato 40.000 persone che non saranno ovviamente rimpiazzate. Un dato drammatico, a fronte di un’età media in costante crescita, che dimostra anche su questo terreno l’assenza di risposte concrete da parte del governo Meloni.
Sul tema dello straordinario emergente, preferiamo riportare un estratto del quotidiano La Stampa che, in un articolo del giorno 7 marzo di resoconto dell’incontro di Palazzo Chigi, ha così scritto: “Pietro Colapietro del Silp Cgil ci va giù pesante: ‘Ci comandate due, anche tre turni di servizio. E poi pagate lo straordinario dopo 24 mesi e neanche tutto’. Ma è un coro di lamentele per gli stipendi bassi. E Meloni, che coccola platealmente la categoria delle divise, è costretta alla difensiva: ‘So che lo straordinario è pagato in maniera irrisoria. Ma per colpa del Superbonus non ho le risorse come vorrei’.
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