Crosetto rompe l’incantesimo: “Basta illusioni di pace eterna”
La sveglia del 2 giugno: basta illusioni di pace eterna
Nel giorno della Festa della Repubblica, il ministro della Difesa Guido Crosetto non ha usato giri di parole. Anzi, ha scelto il palcoscenico più simbolico per infrangere una delle illusioni più pericolose del nostro tempo: quella di una pace eterna, garantita e senza prezzo.
“Occorre, purtroppo, abbandonare l’illusione di una pace garantita per sempre”, scrive Crosetto in un messaggio che suona come una sirena d’allarme. Non è un’esagerazione: i valori su cui poggia l’Italia – pace, sicurezza, libertà, democrazia – sono oggi considerati “orpelli” da potenze globali ostili, che agiscono nell’ombra e non solo.
Difesa europea: non un’opzione, ma una necessità
Crosetto lancia un messaggio politico chiaro: serve un pilastro europeo della Difesa, da costruire in modo interoperabile con la NATO, non come sostituto ma come forza complementare e autonoma. Perché, tra Ucraina, Medio Oriente e destabilizzazione ibrida, l’Europa non può più essere lo spettatore pacifista di un mondo in fiamme.
“Dobbiamo costruire una Difesa nazionale solida e interoperabile, che rafforzi e integri la Nato, attraverso la costruzione di un pilastro europeo della Difesa”.
Parole che tracciano una rotta precisa, ma anche una denuncia implicita: finora, troppa retorica e poca concretezza. Il tempo delle moine diplomatiche è finito.
Le Forze Armate? Non solo scudi, ma costruttori di speranza
Il passaggio forse più incisivo del messaggio del ministro riguarda chi indossa l’uniforme. Altro che soldati senz’anima: Crosetto li definisce “protagonisti autorevoli, in Patria e nei teatri internazionali, apprezzati per professionalità, equilibrio e umanità”.
“Voi non difendete solo i nostri confini. Difendete le persone. Difendete la speranza, il futuro, ciò che amate”.
Non è solo retorica patriottica: è un cambio di paradigma. Le Forze Armate non sono chiamate solo a combattere, ma anche a proteggere chi è più debole, chi fugge dalle guerre, chi sogna un futuro più giusto. In un mondo cinico, questa è rivoluzione culturale.
Difendere l’Italia è una scelta di vita
Nel finale, Crosetto affonda il colpo. Parla direttamente a chi serve lo Stato e lo fa senza sconti né zucchero retorico: servire la Patria non è un mestiere. È una scelta di vita, spesso fatta in silenzio, tra sacrifici personali e senso del dovere.
“Servire la Patria significa costruire, per loro, un futuro sicuro, stabile, pieno di opportunità. E questa consapevolezza trasforma il vostro lavoro in una vera scelta di vita”.
Poi il ringraziamento, che è anche una lezione civile: “La Repubblica è una realtà viva, palpitante, quotidiana, a volte difficile, ma che si alimenta dell’impegno costante di tutti noi, cittadini e istituzioni”. Un patto che si rinnova ogni giorno, tra chi indossa una divisa e chi no.
Parole che pesano, in un tempo che cambia
Il messaggio del ministro Crosetto arriva in un momento in cui l’idea stessa di sicurezza è diventata più complessa, meno scontata. Parlare di difesa, oggi, significa toccare nervi scoperti, tra chi invoca più protezione e chi teme derive militariste. Ma una cosa è certa: la retorica non basta più. Che si condividano o meno le sue parole, è difficile ignorare il contesto che le rende necessarie. Il mondo attorno cambia, e anche l’Italia è chiamata a capire che ruolo vuole giocare. La festa della Repubblica non è solo celebrazione: è anche occasione per chiedersi che cosa significhi, oggi, difendere ciò che siamo.
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