Trump e von der Leyen, stretta di mano sui dazi: “Accordo colossale” ma l’acciaio resta al 50%
Un’intesa dopo mesi di tensioni: la svolta in Scozia
ROMA, 27 luglio 2025, ore 20:12 – Si chiude a Edimburgo una delle trattative commerciali più delicate dell’ultimo decennio tra Stati Uniti e Unione Europea. Dopo mesi di attriti, accuse incrociate e negoziati ad alta tensione, Donald Trump e Ursula von der Leyen hanno annunciato di aver raggiunto un accordo sui dazi, con una tariffa base fissata al 15%.
Un compromesso “potente”, lo ha definito Trump, che manterrà però tariffe al 50% per acciaio e alluminio, “una questione – ha spiegato – che non sarà modificata”.
Un accordo “imponente”: cifre da capogiro
Dietro ai sorrisi e alle dichiarazioni entusiaste, si nascondono numeri enormi. Secondo quanto riferito da fonti europee, l’Ue si impegnerà a:
- Investire 600 miliardi di dollari negli Stati Uniti
- Acquistare energia e armi per un valore di 150 miliardi di dollari
Un pacchetto che, nelle parole del tycoon, “è il più grande di tutti” e promette di dare slancio all’industria automobilistica e a settori strategici per entrambe le sponde dell’Atlantico.
Trump: “Ursula ha fatto un gran lavoro… per l’Ue”
Non sono mancati i toni teatrali tipici dell’ex presidente Usa. Prima del colloquio a porte chiuse, Trump ha scherzato con i giornalisti: “Ursula ha fatto un gran lavoro per l’Unione Europea, non per noi”, salvo poi lodarla pubblicamente accanto a sé nella conferenza congiunta: “È un onore vedere la presidente della Commissione europea”.
Von der Leyen ha parlato di “risultato soddisfacente per entrambe le parti” e di un’intesa “che potrebbe essere la più importante di sempre”.
Settori esclusi e linee rosse: niente farmaci nell’accordo
Trump ha anche chiarito che il settore farmaceutico resterà fuori dall’intesa. “Non possiamo trovarci nella posizione di dover dipendere da altri Paesi. I farmaci dobbiamo produrli negli Stati Uniti”, ha detto senza mezzi termini.
Una dichiarazione che conferma il ritorno a una linea protezionista, almeno nei comparti ritenuti “critici” per la sicurezza nazionale.
Meloni prudente: “Bene, ma voglio leggere i dettagli”
Da Roma arriva una prima reazione diplomatica. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è detta “positiva” sull’accordo, ma ha anche messo le mani avanti: “Se non vedo i dettagli, non sono in grado di giudicare nel merito”.
Una posizione di cautela che riflette le incognite ancora aperte: quali saranno gli effetti reali sull’economia europea? E soprattutto, quali settori pagheranno il prezzo dell’intesa?
Ritorno del tycoon e nuovo asse atlantico
Con questo accordo, Donald Trump rientra in scena come protagonista delle relazioni transatlantiche, rilanciando la sua visione di “America First”, ma con margini di apertura calcolati.
Dall’altra parte, l’Unione Europea si mostra pragmatica, scegliendo di scendere a patti pur di ottenere stabilità e accesso facilitato al mercato statunitense in settori chiave.
Il messaggio è chiaro: non è il trionfo del libero scambio, ma della realpolitik.
Conclusione: tra intese storiche e nodi irrisolti
Il 15% concordato è senza dubbio meglio di uno scontro tariffario totale, ma l’accordo Usa-Ue è tutt’altro che la fine della storia. Con l’acciaio e l’alluminio ancora penalizzati e interi settori esclusi, la “partnership” evocata da Trump resta una tregua più che una pace duratura.
La Scozia ha fatto da teatro a un’intesa storica. Ma come sempre, il diavolo si nasconde nei dettagli.
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