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TRAFFICO RIFIUTI, INCHIESTA DISCIPLINARE PER CAPITANO CARABINIERI: “INDAGINI NEGLIGENTI”

(di Andrea Tornago) – Intercettazioni importanti segnate come “normali”,
indagini “incongruenti e mancanti” sul traffico organizzato di rifiuti
in Lombardia
 condotte su delega dell’antimafia di Brescia.

Con queste
accuse il capitano dei carabinieri Pietro D’Imperio, comandante del
nucleo investigativo di Brescia e dal 2011 a capo delle principali inchieste
del distretto giudiziario, è stato posto sotto procedimento disciplinare dalla Procura
generale di Brescia 
per “marcata negligenza” e sarebbe stato trasferito ad
altro incarico. L’azione disciplinare – secondo le informazioni verificate da
ilfattoquotidiano.it – è stata promossa nel febbraio scorso, e a Palazzo di
giustizia si sarebbero già tenute alcune udienze riservate davanti a una
commissione formata dal presidente della Corte d’Appello, da un magistrato del
tribunale e da un ufficiale dei carabinieri.
L’inchiesta della Dda di Brescia – che era stata
affidata all’ufficiale dell’Arma nell’autunno del 2014 dal procuratore aggiunto
di Brescia Sandro Raimondi e dall’aggiunto della Dna Roberto
Pennisi
 – riguarda la galassia degli smaltitori di rifiuti in
provincia di Brescia, un’indagine che sta procedendo con il contributo, tra
l’altro, di un collaboratore di giustizia e sta verificando l’ipotesi di un
traffico illecito organizzato di rifiuti in Lombardia. Attività investigative
definite dai magistrati “delicate e complesse”, durante le quali il capitano
D’Imperio avrebbe “perseverato nel tenere condotte – secondo l’accusa della
Procura generale di Brescia – connotate da marcata negligenza”, pur essendo
stato affiancato, a tre mesi dall’inizio delle indagini, da un ufficiale
superiore dopo le “doglianze espresse per iscritto dal magistrato”.
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L’atto di incolpazione dell’ufficiale è datato 5
marzo 2015 e contesta l’“inosservanza delle norme che disciplinano le funzioni
di polizia giudiziaria”: dai controlli effettuati sui camion in uscita da una
discarica “quando ormai non era più possibile verificare la reale natura dei
rifiuti conferiti”, allo scavo di trincee esplorative “poco profonde e poco
significative” in un sito di smaltimento, alla mancata redazione di una
relazione richiesta dal pm sulla rete societaria di un’importante holding di
smaltimento rifiuti. Condotte che erano state segnalate nel novembre 2014 dal
pm Sandro Raimondi e per cui il comandante provinciale dei carabinieri, il
colonnello Giuseppe Spina, aveva affiancato al capitano D’Imperio
un superiore per sovrintendere al posto suo alle indagini.
Ma le condotte “negligenti” del capitano, secondo la
Procura generale di Brescia, sarebbero continuate anche nei mesi seguenti,
arrivando fino alla gestione delle intercettazioni: l’ufficiale – sempre
secondo l’accusa – non avrebbe inserito nelle richieste di intercettazione
soggetti che avevano assunto un “ruolo centrale” nella vicenda, e non avrebbe
segnalato il fatto che alcuni di essi “preferivano l’utilizzo della posta
elettronica anziché del telefono”, oltre a non essere intervenuto “di fronte al
pericolo di gravi contaminazioni ambientali per perdita di percolato”.

Tra le contestazioni mosse all’ufficiale anche
quelle relative a due telecamere nascoste installate presso una discarica
subito individuate dai dipendenti della ditta, e a intercettazioni che non
sarebbero state portate all’attenzione del pm. In alcune delle telefonate
intercettate, in cui parlano i responsabili di una discarica di rifiuti speciali
sotto inchiesta, gli indagati dimostrano di essere informati su dinamiche
d’ufficio che riguardano i magistrati della Procura di Brescia.

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