Carabinieri

SOFFIATE A SPACCIATORI, RESTANO FUORI 3 CARABINIERI

Si tratta di una faccenda che risale a metà del 2000, e scoperta solo molto dopo, a seguito della quale tre militari dell’Arma del Vulture-Melfese in Basilicata vengono accusati di favoreggiare chi era a capo di un giro di spaccio di stupefacenti. Un caso di cronaca giudiziaria che interessa, seppur indirettamente, anche la nostra regione. Infatti, uno dei tre carabinieri accusati di concussione, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, a seguito della sospensione dal servizio, fa ricorso al Tar del Molise, dove intanto era stato trasferito, e poi in appello al Consiglio di Stato che lo annulla per vizi formali.

Il fattaccio, scoperto dall’Arma e tenuto da essa riservato per ovvi motivi, viene alla luce mentre è in corso il processo penale dei tre rei – passato dal Tribunale di Melfi a quello di Potenza – a seguito di una decisione del Consiglio di Stato.

Al primo provvedimento di sospensione ne segue un altro anch’esso impugnato, ma in questo caso il ricorso è stato presentato sia al Tar che in appello.

Tuttavia a poco sono valse le tesi poste innanzi dai difensori, secondo cui il militare “non avrebbe avuto contatti diretti con i malavitosi, tanto che gli verrebbe contestato di avere favorito l’attività criminale per così dire “operativa” degli altri due co-imputati, a cui egli sarebbe, invece, rimasto fisicamente estraneo”.

Ciò nonostante, infatti, il reo carabiniere resta fuori dal servizio insieme agli altri due in quanto “la gravità dei reati contestati e la particolare rigidità dell’etica richiesta ad un appartenente all’Arma dei carabinieri rendono non decisiva, in senso contrario – si legge nella sentenza dei giudici – la mancata applicazione di misure custodiali e la (relativa) risalenza dei fatti”.

Cause rilevanti queste, in precedenza già osservate dal Tar, e secondo cui la posizione del militare “riguardava fatti aventi possibile rilevanza penale suscettibili di ledere il prestigio dell’Arma dei carabinieri e di minarne la credibilità”.

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