Polizia

Sicurezza, è battaglia politica: dal vertice della polizia alle proteste di piazza, la sfida tra maggioranza e opposizioni

La delicata questione della gestione dell’ordine pubblico si sta trasformando in un terreno di scontro sempre più politicizzato tra maggioranza e opposizione. Da una parte il governo Meloni che punta il dito contro chi vorrebbe “strumentalizzare” certi episodi a fini elettorali, dall’altra le opposizioni che accusano l’esecutivo di aver a sua volta “politicizzato” il tema con alcune scelte compiute fin dai primi mesi di mandato. Ma cosa c’è realmente dietro questo braccio di ferro? Proviamo ad analizzare i fatti senza pregiudizi.

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È indubbio che il governo Meloni abbia voluto imprimere una svolta sostituendo il prefetto Lamberto Giannini, capo della polizia ereditato dal precedente esecutivo, con Vittorio Pisani. Un cambio al vertice che, al di là delle inevitabili valutazioni sui singoli, riflette la volontà di modificare gli equilibri e gli indirizzi nella gestione dell’ordine pubblico.

Giannini, vicino a Gabrielli, è stato rimosso per fare posto a Pisani, uomo di scuola degennariana ed, evidentemente, più gradito all’attuale maggioranza. Un cambio al vertice che ha segnato una cesura netta col passato recente.

De Gennaro e Gabrielli rappresentano da tempo le due anime della polizia italiana. Il primo, noto per le brillanti indagini su mafia e terrorismo ma anche per il G8 di Genova, è visto come punto di riferimento per l’attuale maggioranza. Il secondo, apprezzato per il lavoro contro le BR ora consulente di Sala, sembra essere più vicino all’attuale opposizione. Con Pisani che subentra a Giannini, la maggioranza ha voluto riportare il vertice della Polizia su binari a lei più congeniali. Uno Spoil System che il governo ha adottato sin da subito con le nomine importanti nello scacchiere della macchina statale, dalla Finanza alla Polizia, da Leonardo all’Esercito ed a breve anche AISI e Carabinieri.

Bisogna anche onestamente riconoscere che le cariche e l’eventuale uso della forza, seppur eccessivo, non sono certo una novità introdotta dal governo Meloni. Episodi analoghi si sono verificati anche in passato, con ministri dell’Interno di altri colori politici. Allo stesso modo non si può pensare che Pisani abbia personalmente “ordinato” interventi violenti: le decisioni operative competono alle autorità locali. Del resto nella manifestazioni dei sindaci e del Governatore della Campania non ci furono scontri se non un cordone di sicurezza e gli insulti in quell’occasione li ha ricevuti il funzionario di polizia.

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Il punto dunque non è tanto l’operato dei singoli, ma piuttosto il rischio che la “politicizzazione” del dibattito tra maggioranza e opposizioni possa, involontariamente, in qualche modo indurre le forze dell’ordine ad essere meno caute del necessario nella gestione della piazza, come del resto lo stesso Pisani sembra aver riconosciuto. In una intervista al Tg1 Pisani ha spiegato: «Alcune iniziative prese nel corso della gestione di quei servizi d’ordine pubblico – ha spiegato – dovranno essere analizzate singolarmente e verificate con severità e trasparenza». Ma ha subito aggiunto: «Le decisioni che vengono adottate in sede locale durante i servizi di ordine pubblico non sono determinate né da scelte politiche né da direttive politiche».

È legittimo per un governo modificare gli equilibri al vertice della sicurezza ed imprimere un indirizzo in coerenza con il proprio programma. Allo stesso modo è legittimo per l’opposizione denunciare scelte che appaiono dettate più da calcoli politici che da valutazioni di merito.

Il rischio è però che la polemica possa travalicare i confini istituzionali, generando un clima che, anche involontariamente, può riflettersi sul comportamento operativo sul campo. Per questo sarebbe importante abbassare i toni e ricondurre il confronto su un piano di natura squisitamente tecnica, evitando pregiudiziali di parte. L’ordine pubblico è materia troppo delicata per essere gestita solo sulla base di calcoli elettorali.

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