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SÌ CAMERA, INNO MAMELI DIVENTA UFFICIALE FINORA NESSUNA LEGGE LO PREVEDEVA

Primo via libera della commissione Affari Costituzionali della Camera sull’inno di Mameli: “Il canto degli italiani” (ormai conosciuto universalmente con “Fratelli d’Italia”) diventerà l’inno ufficiale della repubblica italiana. Perché questo avvenga bisogna però aspettare il sì del Senato. La commissione ha votato una proposta di legge per rendere “Il Canto degli Italiani” di Goffredo Mameli “inno ufficiale” della Repubblica. Da 71 anni, incredibilmente, ‘Fratelli d’Italia’ è provvisorio: da quando, il 12 ottobre ‘46, il Consiglio dei ministri – allora guidato da Alcide De Gasperi – “su proposta del ministro della Guerra”, stabilì che fosse adottato come inno nazionale per la cerimonia del giuramento delle Forze Armate del 4 novembre successivo: ma, appunto, “provvisoriamente”.

Da allora, il provvisorio s’è trasformato in definitivo. Ben tre legislature in questi 71 anni (la 14esima, la 15esima e la 16esima) hanno provato a dare all’inno dignità di legge, ma tutti i progetti presentati hanno iniziato l’esame parlamentare, senza tuttavia essere mai approvati. Un implicito, ma non formale, riconoscimento è giunto con l’approvazione della legge 222 del 2012, che ne prevedeva l’insegnamento nelle scuole. L’attuale legislatura, la 17esima, è dunque la quarta a provarci. E seppure sembri ormai avviata a concludersi alla scadenza naturale, nel marzo 2018, i margini per l’approvazione ci sono. Sarà la cronaca parlamentare di questi mesi a dirci se ‘Fratelli d’Italia’ riuscirà a fare il gran salto, o se resterà ancora per chissà quanto un inno ad interim.

La proposta di legge era stata presentata, in perfetta coerenza tra inno e nome del gruppo politico, dal deputato di Fratelli d’Italia Gaetano Nastri. E da uno del Pd, Umberto D’Ottavio. Solo tre emendamenti erano stati presentati in una prima fase. Uno, dal forzista Francesco Paolo Sisto, che proponeva di chiamare l’inno di Mameli “nazionale” e non ufficiale. E due, decisamente contrari, del centrista Gian Luigi Gigli, che intendeva con il primo abolire “Fratelli d’Italia”, con il secondo promuovere un concorso nazionale per scegliere un nuovo inno. Una posizione già espressa negli anni da alcuni partiti d’ispirazione cattolica.

Poi, però, del caso si erano occupati l’ufficio cerimoniale di Palazzo Chigi e del Quirinale e l’iter della commissione è stato sospeso per due settimane. Il relatore ha quindi presentato un nuovo emendamento che è poi stato sostituito da quello del governo che ha ottenuto l’ok finale.

L’inno con il quale Carlo Alberto aprì la prima guerra d’Indipendenza, e che voleva simboleggiare la rinata fraternità nazionale italiana, fu scritto dal giovanissimo poeta soldato Mameli il 10 settembre del 1847, e musicato il 10 novembre, a Torino, dal maestro genovese Michele Novaro nella casa di Lorenzo Valerio, uno dei capi più autorevoli del

partito liberale piemontese. Divenne il canto più amato del Risorgimento italiano e degli anni successivi all’unificazione, passando dal fascismo (Mussolini rivolto alla “gioventù italiana” disse “i tuoi santi sono Balilla e Mameli”).

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