Polizia Penitenziaria

Sesso, droga e telefonini in carcere: 22 arresti, indagati anche tre agenti

I carabinieri del Comando provinciale di Trapani e il personale del Nucleo investigativo regionale Sicilia della polizia penitenziaria hanno arrestato 22 persone e ad altre due hanno notifico un provvedimenti di obbligo di dimora nell’ambito di un’indagine denominata “Alcatraz” e riguardante reati commessi in carcere. Fra gli indagati ci sono anche tre agenti della polizia penitenziaria e decine di detenuti.

Corruzione, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, abuso d’ufficio, truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, omessa denuncia di reato, evasione e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, nonché ulteriori violazioni del codice dell’Ordinamento penitenziario. Questi i reati ipotizzati nell’ambito dell’indagine “Alcatraz”.

L’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Trapani, su richiesta procura, ha disposto per 17 indagati la custodia in carcere e per 5 agli arresti domiciliari. I provvedimenti sono stati eseguiti a Trapani, Palermo, Benevento, Bari, Porto Empedocle (Agrigento), Mazara del Vallo (Trapani) e Avola (Siracusa).

Dalle prestazioni sessuali alla droga, cosa accadeva nel carcere di Trapani

Denaro, droga e prestazioni sessuali da parte della convivente di un detenuto: è per questo che un pugno di agenti della polizia penitenziaria si sarebbero fatti corrompere da coloro che avrebbero dovuto sorvegliare nel carcere “Pietro Cerulli” di Trapani. L’operazione Alcatraz, coordinata dalla procura della Repubblica della città siciliana, che ha portato all’esecuzione complessiva, da parte dei carabinieri e del nucleo investigativo della polizia penitenziaria, di misure cautelari per 24 persone (17 in carcere, tra cui due agenti), cinque agli arresti domiciliari e due obblighi di dimora. Dalle indagini è emerso anche il presunto pestaggio di un detenuto da parte di agenti, mai denunciato.

Droni usati per le ‘consegne’

Nel carcere trapanese entrava di tutto, grazie agli agenti infedeli allo Stato: da ottobre del 2019 a oggi sono arrivati all’interno delle mura droga, oltre 50 telefonini, armi improprie, sigarette, profumi, tutta merce destinata a detenuti, tra cui appartenenti alla criminalità organizzata e ristretti presso i reparti di Alta Sicurezza. Quando le consegne non potevano avvenire attraverso gli agenti corrotti, sono stati escogitati altri espedienti: alcuni detenuti nascondevano materiale in scarpe o nelle cavità corporee, altri si facevano lanciare all’interno dell’istituto penitenziario di un pallone da calcio ‘farcito’ con telefoni cellulari oppure droni che persone specializzate mettevano a disposizione come un vero e proprio servizio di consegna a domicilio.

Le ipotesi di reato a carico degli agenti

Quanto agli agenti corrotti, questi avrebbero accettato il sesso offerto dalla compagna di un detenuto o si sarebbero serviti di certificati medici che attestavano false malattie per poter svolgere lavori extra, come il servizio di sicurezza presso locali notturni oppure altre attività personali durante l’orario di lavoro. Uno degli ex agenti è indagato perché avrebbe omesso di denunciare all’autorità giudiziaria il presunto pestaggio di un detenuto a opera di alcuni agenti penitenziari.

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