Carabinieri

Proiettili in casa, carabiniere assolto anche in Appello

Ieri, la corte d’appello militare di Roma ha emesso una sentenza di assoluzione in favore di un giovane carabiniere di San Giovanni in Fiore, concludendo così una vicenda giudiziaria che risale al 2020. L’accusa era legata al rinvenimento di proiettili all’interno di un’abitazione di famiglia del carabiniere, un fatto che aveva scatenato un processo durato anni.

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Il Fatto

Il protagonista di questa vicenda giudiziaria è un giovane carabiniere di 30 anni di San Giovanni in Fiore. Nel 2020, durante una perquisizione effettuata da altri carabinieri, erano stati scoperti dei proiettili, para bellum, all’interno dell’abitazione di famiglia del 30enne carabiniere. I colleghi intervenuti avevano immediatamente attribuito la paternità di queste munizioni al loro collega, facendolo così finire sotto processo.

Durante l’istruttoria dibattimentale, l’avvocato difensore del 30enne ha dimostrato che il militare non viveva più in quella casa e che non c’erano indizi sufficienti per sostenere l’accusa. Nonostante la procura militare avesse chiesto l’applicazione della “lieve entità del fatto”, il tribunale militare aveva accolto le argomentazioni dell’avvocato ed aveva assolto il carabiniere “perché il fatto non sussiste”.

L’appello e il Ricorso

Tuttavia, la Procura aveva fatto ricorso contro questa sentenza, affermando che la decisione del tribunale militare di Napoli non era giustificata. Durante il dibattimento, i legali del carabiniere avevano depositato la sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Cosenza, poiché il giovane militare era stato precedentemente imputato e successivamente assolto per la detenzione dei medesimi proiettili rinvenuti nell’abitazione. La vicenda aveva dunque portato sia a un procedimento penale presso il tribunale ordinario di Cosenza che a un procedimento presso il tribunale militare di Napoli.

La Sentenza della Corte d’Appello Militare di Roma

Ieri, la corte d’appello militare di Roma ha emesso la sua sentenza, confermando l’assoluzione del carabiniere e cambiando la formula assolutoria da “lieve entità del fatto” a “l’imputato non ha commesso il fatto”.

In particolare, la Corte ha superato l’eccezione sul divieto di secondo giudicato nel “bis in idem processuale,” un principio che impedisce un nuovo giudizio per l’imputato già assolto per lo stesso fatto. In questo caso, la Corte ha ritenuto che la situazione avesse delle circostanze tali da giustificare un nuovo processo e una nuova pronuncia.

Questa sentenza rappresenta la conclusione di una lunga battaglia legale per il giovane carabiniere, che ora può finalmente guardare al futuro con tranquillità, avendo dimostrato la sua innocenza in due diverse sedi giudiziarie.

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