Polizia

Poliziotto assolto dopo anni di accuse: “Il tennis non era incompatibile con la mia malattia”

Quasi un decennio di lunghe ed estenuanti battaglie giudiziarie hanno completamente sconvolto la sua vita. “Dopo anni difficili e dolorosi, sono qui a ristabilire la mia onorabilità dopo le accuse mosse nel 2017”. A parlare è l’ex assistente capo della Polaria finito nell’occhio del ciclone in quanto accusato di alcuni gravi episodi di assenteismo dal lavoro: nello specifico di essere andato a giocare a tennis, partecipando anche ad alcuni tornei, mentre era in malattia.

La sentenza liberatoria

“Oggi, grazie alla sentenza della Corte di Appello di Bologna che mi ha assolto con formula piena perché il fatto non sussiste, la mia innocenza è stata finalmente riconosciuta” afferma il 50enne residente in un comune della Valconca. “Questa sentenza – aggiunge – non è solo una vittoria legale, ma una conferma di ciò che ho sempre saputo: non ho commesso i reati di cui ero accusato”. L’ex poliziotto non nasconde che “questi anni sono stati un vero e proprio calvario. La gogna mediatica, il sospetto dei colleghi, la sofferenza della mia famiglia… tutto questo mi ha profondamente segnato a livello personale e professionale. Questa assoluzione completa è per me un atto di giustizia che ripulisce quanto di più meschino è stato detto in questi anni e ristabilisce la verità sulla vicenda” aggiunge l’ex agente.

Il sostegno e la gratitudine

“Un faro costante nella tempesta è stato l’amore e il sostegno incondizionato della mia famiglia e dei miei cari amici. Voglio ringraziarli dal profondo del cuore per essere rimasti al mio fianco, credendo nella mia innocenza anche quando tutto sembrava perduto. Questa battaglia l’ho combattuta con la consapevolezza di avere al mio fianco persone straordinarie. I loro abbracci, le loro parole di conforto e la loro incrollabile fiducia sono stati il motore che mi ha permesso di non crollare. Per concludere, vorrei ringraziare il mio avvocato che ha saputo dar luce alla vicenda perseverando nella convinzione della mia innocenza”.

Il percorso legale verso l’assoluzione

In primo grado, l’ex assistente capo era stato assolto dall’ipotesi di reato più pesante, quella di truffa ai danni dello Stato, e dall’accusa di aver utilizzato dei certificati medici che attestavano la malattia per giustificare l’assenza dal lavoro.

Era stato invece condannato a nove mesi (pena sospesa) per aver reso alla Commissione medica dichiarazioni non veritiere sul suo stato di salute. L’uomo ha deciso di rinunciare alla prescrizione e di difendere le sue ragioni nel secondo grado di giudizio. Dove è arrivata una assoluzione definitiva “in quanto il fatto non sussiste”.

La patologia e il nuovo inizio

In primo grado, il giudice ha riconosciuto che l’ex agente è affetto da una patologia invalidante con fasi acute e rimettenti, che pur rendendolo parzialmente inabile al lavoro non risulta incompatibile con l’attività sportiva. Il processo di Appello si è invece concentrato sulle dichiarazioni rese dall’ex poliziotto alla commissione medica. Destituito nel giugno 2018, il 50enne ha fatto ricorso contro il provvedimento, annullato dal Consiglio di Stato. Nel frattempo l’uomo ha cambiato lavoro e al momento non sembra intenzionato a chiedere il reintegro in polizia.

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