Polizia verso l’addio a NoiPA: Piantedosi rompe il silenzio sui ritardi, e la Difesa resta a guardare?
Durante il question time al Senato, il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha espresso forti critiche nei confronti del sistema NoiPA, responsabile della gestione degli stipendi del personale della Polizia di Stato. Il Ministro ha dichiarato che, qualora il disallineamento nei pagamenti non venga risolto nei prossimi giorni, darà mandato al Dipartimento della Pubblica Sicurezza di avviare il percorso di fuoriuscita dal sistema NoiPA e di costituire una diversa modalità di gestione stipendiale per il personale della Polizia.
Gasparri: “Ottima risposta di Piantedosi, si farà a meno di NoiPA
Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ha elogiato la risposta del Ministro Piantedosi all’interrogazione del senatore Zanettin. Gasparri ha definito NoiPA una struttura burocratica lenta e inutile, sottolineando che il Viminale si orienta a fare a meno di NoiPA, che vale più per lo stipendio del suo capo Curcio, 240.000 euro l’anno, che per i risultati che realizza. Ha inoltre evidenziato che, in un’epoca di tecnologia, è necessario garantire maggiore rapidità ed efficienza a tutti i cittadini, e a maggior ragione al personale del comparto sicurezza-difesa.
Il paradosso, evidenziano fonti parlamentari, è che la grana era nota da anni: strano che proprio un senatore con esperienza decennale nella Consulta Sicurezza di Forza Italia debba chiedere conto a un ministro che, dal 2014 al 2017, ha gestito i programmi operativi del Viminale. Il vero nodo resta però politico-amministrativo: quanto può tollerare il Governo che una piattaforma ministeriale paralizzi l’efficacia di una manovra da un miliardo? Se nei «prossimi giorni» – l’ultimatum di Piantedosi è chiaro – il problema non sarà risolto, la Polizia potrebbe presto trovarsi un proprio sistema di gestione stipendi, aprendo un precedente destinato a ridisegnare l’intero ecosistema della spesa pubblica per il personale in divisa.
Il paradosso è che la grana era nota da anni: strano che proprio un senatore con esperienza decennale nella Consulta Sicurezza di Forza Italia debba chiedere conto a un ministro che, dal 2014 al 2017, ha gestito i programmi operativi del Viminale. Il vero nodo resta però politico-amministrativo: quanto può tollerare il Governo che una piattaforma ministeriale paralizzi l’efficacia di una manovra da un miliardo? Se nei «prossimi giorni» – l’ultimatum di Piantedosi è chiaro – il problema non sarà risolto, la Polizia potrebbe presto trovarsi un proprio sistema di gestione stipendi, aprendo un precedente destinato a ridisegnare l’intero ecosistema della spesa pubblica per il personale in divisa.
E la Difesa resta a guardare?
Adesso sorge una domanda inevitabile: le Forze Armate resteranno indietro mentre la Polizia avanza verso un sistema più efficiente? Il segnale lanciato da Piantedosi è chiaro: se NoiPA continua a essere un ostacolo, il Viminale è pronto a rompere con la burocrazia e amministrare stipendi e compensi in autonomia, senza più subire ritardi intollerabili.
E Crosetto? È lecito chiedersi perché non stia facendo una valutazione analoga per gli uomini e le donne del comparto Difesa, che egli stesso rappresenta. Una categoria che, esattamente come le forze di polizia, merita efficienza, rapidità e dignità retributiva. Del resto, l’Arma dei Carabinieri, con lungimiranza e coerenza, non ha mai aderito al sistema NoiPA, scegliendo di restare autonoma grazie alla gestione diretta del Centro Nazionale Amministrativo. Una scelta che oggi si rivela vincente, e che rappresenta una grande conquista amministrativa e organizzativa.
Il rischio, oggi, è quello di creare un comparto sicurezza-difesa a due velocità: da una parte la sicurezza, con stipendi gestiti con rapidità e precisione; dall’altra la difesa, ancora ostaggio di tempi incerti e piattaforme farraginose. Se davvero il Governo vuole mantenere la parola data a chi indossa una divisa, Crosetto non può più restare alla finestra. Serve un segnale, serve una scelta. Anche perché la dignità professionale non può dipendere dal software che la gestisce.
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