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Pamela, unica a pilotare l’elicottero Mangusta: ​«Io, top gun e mamma combatto senza paura»

«Mia mamma fa il pilota», racconta fiera agli amichetti la figlia del maggiore Pamela Elena Sabato. Alessia ha già capito, a 6 anni, che avere una mamma che vola è qualcosa di speciale, la vede in foto con il casco e la tuta verde accanto all’elicottero, e mica gli altri compagni hanno una mamma così. Ma quanto sia speciale la sua, ancora non lo sa. Il maggiore Sabato è l’unica donna in Italia a pilotare un elicottero da combattimento, l’AH 129 Mangusta.

È stata quattro volte in Afghanistan, l’ultima da maggio ad agosto, come comandante dell’Unità 129, uno squadrone di volo: solo lei donna, tutti gli altri piloti (in Italia sono una sessantina quelli abilitati al Mangusta) uomini. «Nessun problema», assicura, a dare ordini ai colleghi. «Il nostro è un ambiente così specialistico e tecnico, le differenze tra uomini e donne sono appiattite. Si riconosce la professionalità delle persone, a prescindere dal genere. Le difficoltà, nelle missioni sono piuttosto il contesto e le condizioni climatiche, quest’estate eravamo tra i 40 e i 46 gradi».

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Alla guida del Mangusta, in Afghanistan, il maggiore Sabato e i suoi colleghi fanno da scorta armata a truppe italiane o della coalizione e a convogli umanitari. La situazione di maggior pericolo in cui si è trovata? «Quando abbiamo fatto da supporto a un convoglio Usa che non riusciva a far ritorno alla base perché si trovata sotto il fuoco nemico. Con il nostro intervento sono riusciti a rientrare».

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Li avete protetti sparando, in pratica, un bel pericolo. «Ma il pericolo c’è sempre, si corrono molto rischi. Certo una cosa è pilotare in Italia, un’altra in paesi a rischio. È capitato però che avessi un’emergenza durante un addestramento. Ho dovuto spegnere un motore per atterrare perché avevo dei problemi». La passione per l’uniforme è venuta prima di quella per il volo. Pamela Sabato, 37 anni, originaria di Squinzano, in provincia di Lecce, si è arruolata nell’esercito nel 2001, due anni dopo che le forze armate sono state aperte alle donne. «La difficoltà è stata quella di lasciare la famiglia a 18 anni, ma l’esercito è stato per me una nuova famiglia. Mi sono trovata a condividere quei valori e come tutti ho avuto tante possibilità di formazione e crescita: in 5 anni mi sono laureata In Scienze strategiche, ho seguito vari stage all’estero e praticato tanti sport. La passione per il volo è venuta durante il corso».

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La più grande soddisfazione? «Il brevetto di volo del Mangusta. Una grandissima felicità. Per conseguirlo si devono superare prove di un certo livello di difficoltà, come voli a bassissima quota tra ostacoli e voli notturni. Da 12 anni faccio questo lavoro e ho sempre la stessa identica passione». Nel 2009 il maggiore Sabato era l’unica donna pilota dell’elicottero da combattimento Mangusta. A dieci anni di distanza resta ancora l’unica. «Spero che altre donne arrivino a prendere questo brevetto». Da poco una donna con il grado di maresciallo può pilotare l’elicottero da trasporto tattico, l’NH 90, e andare in missione in Iraq e in Afghanistan. «Una grande conquista. Siamo quattro donne piloti dell’esercito italiano, al momento, solo io e, prossimamente anche la collega dell’NH, siamo impiegate in prima linea».

LA FAMIGLIA
Certo non è facile mettere d’accordo gli elicotteri con la famiglia. Il maggiore ha sposato un collega pilota e vive con la famiglia a Rimini. Quando mamma vola, papà non vola. Anche questo ha imparato Alessia. «Cerchiamo di alternarci, uno dei due deve restare a casa con nostra figlia. L’esercito ci viene incontro, non ci chiedono mai di partire nello stesso periodo». Cosa direbbe a una ragazza che pensa di entrare nell’esercito? «Quando nelle scuole parlo del mio lavoro, non nascondo che sia una vita piena di sacrifici, ma dico anche che ne vale la pena». Vent’anni fa l’ingresso delle prime donne nelle forze armate. Oggi l’esercito ne conta 7.082, di cui 115 ufficiali superiori e 377 inferiori, 112 marescialli, 174 sergenti. Alcune sono impegnate in missioni all’estero, come il maggiore medico Gaia Gullo che è stata a Kabul, in Uganda, Afghanistan e Libia. Altre guidano i carri armati, come il caporal maggiore capo Nadia Bria e il caporal maggiore scelto Alessia Ventura. È tempo di una donna generale.

Redazione di Maria Lombardi per il Messaggero.it

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