Marina militare

MODIFICHE DA 15 MILIONI DI EURO SULLE NAVI DELLA MARINA: “MAXI CABINE PER GLI UFFICIALI, SOLO UN CAPRICCIO”

(di Valeria Corrado) – Ha preteso maggiori confort per le cabine dell’ammiraglio e del comandante, più spazio per dove gli ufficiali consumano i pasti e si rilassano (il cosiddetto “quadrato”), nonché la creazione di una “sea cabin“. Modifiche ingegneristiche imposte anche nel caso in cui i lavori di costruzione erano ultimati e le fregate già consegnate. Tutto per un mero capriccio dell’allora capo di Stato maggiore della Marina Militare Ammiraglio Giuseppe De Giorgi.

Capriccio costato caro all’amministrazione che per venire incontro alle sue richieste ha dovuto sborsare inutilmente 15,4 milioni di euro. Ora la procura regionale della Corte dei Conti del Lazio chiede che questa somma venga restituita dall’ammiraglio De Giorgi. Considerata l’entità del danno erariale contestato, e il rischio che possa sottrarre il suo patrimonio in attesa di una pronuncia definitiva dei giudici contabili, i pm hanno chiesto che vengano sottoposti a sequestro preventivo i beni mobili ed immobili di sua proprietà. Su questa istanza la Corte di pronuncerà a fine mese.

L’indagine è partita a febbraio dell’anno scorso sulla base di un nota del segretariato generale del ministero della Difesa arrivata negli uffici della Procura di viale Mazzini. Allegata a questa nota, era stata trasmessa la relazione della Commissione d’inchiesta nominata proprio per indagare su presunte irregolarità commesse nelle attività di ammodernamento della Marina Militare. In particolare, l’attività istruttoria svolta dalla Guardia di Finanza si è concentrata sulle modifiche nei lavori di allestimento delle dieci fregate europee multi missione (Fremm), sette delle quali sono state varate tra luglio 2011 e marzo 2017. Tali modifiche hanno comportato costi aggiuntivi non valutati preventivamente.

A sollecitare Fincantieri nel proseguire su questa rotta, sarebbe stato proprio l’allora capo di Stato maggiore della Marina. C’è chi come l’ammiraglio Ernesto Nencioni, direttore degli Armamenti navali, aveva cercato di opporre un freno, cercando di spiegare a De Giorgi che la riprogettazione e la ricostruzione del quadrato ufficiali e delle cuccette sarebbero costate svariati milioni di euro. Avvertimenti inascoltati, tanto che Nencioni aveva deciso di rassegnare le dimissioni e ritirarsi a vita privata. Secondo la Procura, la scelta dell’ammiraglio di intervenire su fregate già realizzate (come Nave Fasan e Nave Margottini) o già consegnate (come è successo per Nave Bergamini), sulla base di “non meglio precisate esigenze operative e di rappresentanza”, ha comportato un inutile esborso di denaro pubblico. (Il Tempo)

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