Editoriale

Militari, Inganno a 5 stelle

Spesso scopriamo che i delitti più efferati sono stati commessi da persone all’apparenza “perbene”, e facciamo fatica a crederlo, perché non riusciamo ad accettare l’idea che un viso pulito e dei modi gentili possano nascondere un animo marcio. Una volta accettata la realtà, tuttavia, proviamo un disprezzo senza precedenti verso chi ha ingannato la società, forse anche più forte di quello che proveremmo se il colpevole avesse avuto una cosiddetta “faccia da delinquente”.

É così: l’opinione pubblica non accetta di essere ingannata dalle apparenze.
Ebbene, avviene lo stesso per la politica.

Nell’immaginario collettivo, ci sta che una classe dirigente presente sulla scena da decenni possa pensare ai propri interessi, allo spirito di autoconservazione, e dimenticarsi del bene comune, ma il discorso non può valere per “i visi puliti” della politica.
No, se ti presenti come l’antipolitica.
No, se dici che “1 vale 1”.
No, se affermi che la volontà della base è sacra.

E già, la base…perché con due distinte votazioni sulla tanto declamata piattaforma Rousseau, la base ha votato a schiacciante maggioranza affinché venissero riconosciuti ai militari gli stessi diritti degli altri lavoratori del settore civile, attraverso l’emanazione di una legge sindacale analoga a quella in essere per le forze di polizia ad ordinamento civile.
E invece il testo della legge sulla sindacalizzazione militare approvato alla Camera, più che il frutto di una mediazione politica sembra un inchino alle alte gerarchie militari.

Eppure eravamo partiti bene. La Proposta di legge n. 875 presentata il 5 luglio del 2018 dall’On. Corda, infatti, nella sua prima formulazione conteneva già molti elementi apprezzabili.

Ed è proprio questo che fa più male: come è possibile che un testo di partenza, sicuramente migliorabile ma comunque positivamente accolto dai diretti interessati – le Associazioni militari – venga stravolto attraverso una involuzione che ha visto contrarsi drammaticamente i diritti riconosciuti ai cittadini in divisa?

C’è forse paura di portare trasparenza e diritti nel mondo militare?

E, come se non bastasse, ci si vanta pure di aver approvato un testo del genere, con la presunzione di poter prendere in giro i militari: badate bene, però, perché indossare una divisa vuol dire aver scelto di sacrificarsi per la Patria, non di rinunciare al ben dell’intelletto, ed il tempo è galantuomo…

Dove sono finiti gli “apriscatole del Parlamento”? Probabilmente, una volta dentro le stanze del potere, stanno solo cercando di buttar via la chiave per tirare a campare ancora un po’, per paura del giudizio del popolo che, presto o tardi, inesorabile arriverà.

Se chi si presenta come “nuovo e diverso” si comporta come i “vecchi”, dov’è la novità?

Giù la maschera: abbiamo capito che le vostre stelle sono cadenti, effimere, e che durano giusto il tempo di esprimere un desiderio ad occhi chiusi, prima di riaprirli e assaporare l’amara, deludente realtà.

Cav. Donato Angelini – Fondatore S.I.M. Guardia Costiera

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