Esercito

Militari infedeli al Celio: rubavano dalla cassa. Un ex maresciallo deve restituire un milione e mezzo di euro

Assegni modificati, soldi prelevati dagli stipendi, fondi destinati all’ospedale dirottati sul suo conto corrente personale e poi ritirati in contanti. Per anni, il cassiere del Policlinico militare Celio avrebbe sottratto denaro al nosocomio, arricchendosi. Dal 2009 al 2015 sarebbe riuscito ad arrotondare illegalmente la sua busta paga con un milione e mezzo di euro. Cifra che, ora, dovrà restituire al Policlinico e al ministero della Difesa. L’ex maresciallo dell’Esercito, S.C., prima cassiere e poi responsabile della contabilizzazione e rendicontazione di tutte le operazioni economiche dell’Ente, è stato condannato dalla Corte dei conti a rendere il denaro prelevato di nascosto: 1.513.547 euro in tutto. Il collega A.N. che avrebbe affiancato il collega in 15 operazioni illegali, dovrà pagare 90.350 euro. Entrambi sono stati già condannati in appello dal Tribunale militare: 9 anni e 2 mesi per S.C., 2 anni e 4 mesi per N. L’accusa era peculato militare continuato e aggravato. Un terzo militare è stato condannato per un episodio minore: aveva sottratto circa ottomila euro. Visto che la somma è stata interamente restituita, l’uomo non è stato citato in giudizio dai magistrati contabili.

 

 

S.C. viene definito dai giudici il «deus ex machina della vicenda»: è quello «che ha agito in maniera più riprovevole», si legge nella sentenza della Corte dei conti. Come responsabile della rendicontazione di tutte le operazioni economiche del Policlinico, «ha avuto la possibilità di approfondire i meccanismi della contabilità del Celio, di cui ha saputo sfruttare con spregiudicatezza le molte falle», che sono state corrette dopo l’esplosione del caso.

 

 

Gli escamotage

 

Gli escamotage per sottrarre il denaro erano complicati e raffinati: il militare avrebbe sistematicamente modificato ordini di pagamento, eseguito bonifici a creditori con somme inferiori rispetto a quelle previste dai titoli di originari. Gli inquirenti hanno specificato che alcuni importi destinati al distaccamento di Anzio, per esempio, non sarebbero mai stati devoluti alla struttura. Ma non è tutto: ci sarebbe anche stata «l’appropriazione delle somme che l’ospedale aveva in prassi di anticipare ai medici convenzionati, con l’esecuzione di bonifici sui propri conti e il prelievo delle somme, anche utilizzate per la gestione del Cup», si legge ancora nella sentenza. Il giudice contabile sottolinea poi che il militare avrebbe agito con «intento predatorio delle risorse pubbliche». La parte più consistente delle operazioni illegali riguardava il versamento di Irpef e Inpdap, il pagamento degli stipendi, l’assegnazione di fondi. I giudici specificano che le casse del Celio erano praticamente diventate «il bancomat degli imputati, che vi hanno attinto a lungo e liberamente».

 

 

S.C., per esempio, da maggio 2009 a marzo 2010, avrebbe disposto pagamenti Irpef addebitando, sistematicamente, sul conto intestato al Policlinico 100mila euro in meno rispetto al titolo di pagamento contabilizzato. Poi, si sarebbe appropriato della differenza, per un totale di circa 500mila euro, aggiungendo di volta in volta, ai singoli titoli con i quali venivano disposti i pagamenti degli stipendi, un assegno postale di 100mila euro, «omettendo però di registrarlo in uscita sulle scritture contabili dell’Ente». La somma era poi stata incassata personalmente. Il militare avrebbe seguito lo stesso copione decine di volte fino al 2015. Avrebbe poi disposto passaggi di fondi dagli assegni con i quali il Policlinico pagava gli stipendi, sottraendo decine di migliaia di euro. Quando il collega lo aveva sostituito come cassiere, continuano i giudici, S.C.lo avrebbe coinvolto nel sistema «criminoso». Il nuovo arrivato – si legge nell’atto – «gli era indispensabile per continuare nella sua condotta illecita». Entrambi i militari sono stati destituiti. N. assistito dall’avvocato Lucio Marziale, ha ottenuto l’affidamento in prova ai servizi sociali e ha trovato un lavoro.

articolo a cura del Messaggero Roma News

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