Microspia sull’auto dei Carabinieri. Sette militari trasferiti
Una «cimice-spia» sul Radiomobile dei carabinieri di Borgo San Dalmazzo. Per due mesi, tra marzo e aprile, sono state registrate conversazioni e telefonate delle pattuglie. Non si sa chi sia la spia che ha poi selezionato una decina di ore di dialoghi, le ha raccolte su chiavette e fatte avere ai vertici dei carabinieri, alla magistratura e ad alcuni privati. Unico risultato evidente: sette militari del Radiomobile sono stati trasferiti in altre sedi della Granda.
La Procura della Repubblica di Cuneo ha aperto un fascicolo, ma esaminati i contenuti delle conversazioni, ha deciso che non c’erano gli estremi per procedere, considerando l’episodio riconducibile a problemi all’interno dell’Arma. Il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Flavio Magliocchetti, non entra nei particolari: «Sono stati informati i vertici e svolte accurate indagini – spiega -. Il clima che si era creato tra gli uomini del Radiomobile di Borgo rendeva difficile un regolare lavoro e quasi impossibile la formazione delle stesse pattuglie. Per questo abbiamo accolto le richieste di trasferimento di sei militari, che hanno indicato loro le sedi che ritenevano più idonee, e il settimo è stato trasferito d’autorità».
Della vicenda si parla da tempo a Borgo San Dalmazzo. Voci di bar, ipotesi di reati commessi dai militari. In realtà, dalle registrazioni «rubate» emergono dissapori tra pattuglie, giudizi duri su colleghi, voci di possibili abusi di potere, indagini non andate a buon fine. Uno dei file vocali più lunghi riguarda la decisione del sequestro dell’auto del gestore di un locale che alle 9 del mattino zigzagava con l’auto. I militari lo fermano e lo invitano a sottoporsi alle analisi in ospedale, per stabilire se ha fatto uso di droga. Lui rifiuta, così gli sequestrano l’auto e la patente. Ci sono riferimenti a una «compagnuzza» che è informatrice dei militari. Di alcoltest e sequestri di droga nella zona: si parla di mezzo chilo, di nove etti. In alcune registrazioni i militari ascoltano Vasco Rossi oppure cantano, divertiti, storpiando i testi di canzoni famose e inventandone di nuovi, a seconda dell’argomento o della persona oggetto di scherno (tra cui il titolare di un locale della zona). Ci sono affermazioni «cameratesche», telefonate vivavoce dall’auto a un collega, a cui danno consigli sul militare da scegliere per formare la coppia della pattuglia. Ancora commenti e parolacce sul lavoro «poco professionale» di colleghi, di avvenuti «faccia a faccia» chiarificatori in cui emerge un clima di forte tensione, dove non si può lavorare, non ci si parla l’uno con l’altro. E ci sono pesanti illazioni su relazioni extraconiugali di uno di loro.
Resta l’interrogativo principale: com’è possibile che le pattuglie del Radiomobile dei carabinieri possano essere spiate, notte e giorno, per due mesi (dal primo marzo a fine aprile)? Sono stati gli stessi carabinieri a mettere la cimice per «incastrare» i componenti di una pattuglia? Ma per dimostrare che cosa, visto che le registrazioni, ascoltate dai magistrati della Procura, di fatto non hanno evidenziato reati.
di Gianni Martini e Matteo Borgetto per la Stampa.it