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L’INPS BATTE CASSA AI CARABINIERI

(di Filippo Caleri) – Una
brutta sorpresa quella che decine di militari e Carabinieri stanno ricevendo
dall’Inps in questi giorni.

In una lettera, infatti, l’ente chiede indietro
somme che, ad avviso dell’Istituto, sono state erogate per errore nella fase di
liquidazione della pensione. I toni sono cordiali. Ma la sorpresa per coloro
che la stanno ricevendo non è altrettanto felice. Sì perché le somme richieste
in alcuni casi sono anche di diverse decine di migliaia di euro. Nel dettaglio
la missiva riporta nell’oggetto «l’avvio della procedura per l’atto di
accertamento del debito verso lo Stato». Una formula elegante che però non
significa altro che senza una risposta precisa da parte del pensionato l’avviso
si trasformerà in una cartella esattoriale di Equitalia per recuperare gli
importi erogati. La richiesta consiste nella comunicazione che a partire dalla
rata di pensione di luglio, si è provveduto «alla revoca dell’indennità
integrativa speciale in quanto non dovuta perché già inclusa nella base
pensionabile».
L’indennità
integrativa speciale è una voce presente nelle buste paga fino a qualche anno
fa, ed era relativa al recupero dell’inflazione e che, fino a metà degli anni
80, aumentava il valore nominale dei salari e degli stipendi e consentiva di
rincorrere il carovita in maniera quasi automatica. Un meccanismo che fu
bloccato dal governo Craxi perché ritenuto responsabile di creare aspettative
inflattive, ma che oggi sebbene bloccata rappresenta ancora una voce
consistente nella retribuzione di molti dipendenti. Fin qui la storia. Ma
tornando al presente, un errore meccanografico ammesso dall’ente previdenziale
nella lettera, ha determinato il pagamento di somme anche elevate ma non
dovute. Per questo nel pieno rispetto delle sue prerogative l’Inps ne richiede
il rimborso. L’istituto fa presente anche che il conto errato era assolutamente
riconoscibile dal percettore della pensione. «Un errore facilmente rilevabile
dalla Signoria Vostra vista la differenza tra somme erogate a titolo di acconto
pensione dal centro amministrativo dal centro amministrativo Carabinieri di
Chieti e somme erogate dall’Inpdap (L’istituto di previdenza degli impiegati
pubblici da poco inglobato dall’Inps ndr) in sede di pensione provvisoria, per
sua natura sempre suscettibile di variazione» spiega la lettera. Insomma
l’errore era visibile e riconoscibile a occhio nudo e il pensionato se ne
doveva accorgere subito. Una presunzione di mancata accortezza che non ha fatto
certo piacere alle decine di militari e Carabinieri che hanno ricevuto le lettere.
Anche perché nel caso segnalato al Tempo il pensionato è invitato a pagare, se
possibile in un unica rata, una somma non indifferente: circa 46 mila euro da
rifondere entro 60 giorni. In attesa l’Inps ha applicato in via cautelativa una
trattenuta non superiore a un quinto dello stipendio. Precisata anche la
facilitazione offerta dall’ente: «Con una richiesta può essere accordato un
piano di ammortamento rateale secondo le disposizioni di legge».

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