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LEGGE DI STABILITA’ TAGLI 3% ALLE FORZE ARMATE. 70 MILIONI IN MENO PER LE AUTO DEI CARABINIERI

(di Alberto Custodero) – Tagli
agli armamenti: è scontro nel governo tra Tesoro e Difesa. Il Tesoro, alle
prese con il rebus delle coperture per la Legge di Stabilità (ballano circa 4-5
per finanziare tutte le misure in cantiere), ha proposto nei giorni scorsi il taglio
del 3 per cento del bilancio delle forze armate, e cioè 478 milioni
. Una
notizia riservata, questa, ma già di dominio pubblico in Parlamento e soprattutto
negli ambienti militari.

Una
parte del taglio – circa una settantina di milioni – andrebbe a incidere
sull’Arma dei carabinieri, in particolare sul parco auto.
Ma la fetta più significativa taglierebbe con
l’accetta i finanziamenti per l’ammodernamento dei sistemi d’arma, facendo
infuriare i generali. I quali, nel momento più critico della crisi libica, si
chiedono: ma come, abbiamo l’Is alle porte, sull’altra sponda del
Mediterraneo con il rischio di un coinvolgimento dell’Italia in un conflitto, e
il governo ci taglia le armi?

Contro l’ipotesi del Tesoro di tagliare risorse agli armamenti si schiera il
vicesegretario alla Difesa, Domenico Rossi (eletto alla Camera con Sc,
ora in “Per l’Italia”). La sua entrata a gamba tesa sul dibattito, va
detto, non è affatto casuale. Generale di corpo d’armata, è stato Sottocapo
di Stato maggiore della Difesa, e presidente del Cocer interforze
. È lui,
al governo, il terminale della protesta del mondo delle divise in subbuglio.

E Rossi, all’ipotesi di un taglio del 3 per cento da parte del Tesoro, non ci
sta. “Esprimo la mia profonda preoccupazione per la prossima legge di Stabilità
– ha dichiarato da Treviso, durante la cerimonia di celebrazione dell’88°
anniversario della costituzione della specialità carrista – perché non vi sono
più margini di riduzione delle risorse disponibili senza rischiare di incidere
direttamente sull’efficienza delle forze armate, specie in un momento di
massima esigenza di sicurezza”.

“Le riduzioni, infatti – ha continuato Rossi – andrebbero ormai ad
incidere in modo non assorbibile proprio sull’addestramento del personale, sul
mantenimento e ammodernamento dei mezzi, sulla sicurezza e protezione dei
militari, sulle loro condizioni di vita”. Il vicesegretario ha poi
spiegato a Repubblica: “La Difesa si trova nell’impossibilità di ridurre
ancora le spese, dopo aver già realizzato un processo di riduzione dei bilanci
di una portata epica. Se fossi ancora un generale, direi, in sintesi: ‘abbiamo
già dato'”.

Ma come reagirà il governo a questo scontro tra Padoan e Rossi? Sicuramente,
sarà dedicata al tema la massima attenzione. Va detto, tuttavia, che sui fondi
ai militari è maretta anche all’interno del Pd, in particolare sugli F35.
Una risoluzione della Camera, voluta dal capogruppo dem in commissione, Gian
Piero Scanu, aveva deciso tempo fa il dimezzamento del programma del nuovo
cacciabombardiere. Pare, però, che l’orientamento del Ministero sia quella di
procedere al progetto originario senza tenere conto della risoluzione di
Montecitorio, provocando una tensione al calor bianco, in casa Pd, tra il
ministro Roberta Pinotti e lo stesso Scanu.

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