Carabinieri

L’Arma fuori dai giochi dell’intelligence? La crescente emarginazione dei Carabinieri

La recente nomina di Bruno Valensise a direttore dell’AISI, l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna, pone interrogativi sul futuro ruolo dell’Arma dei Carabinieri nell’architettura della sicurezza nazionale. Per la prima volta dopo oltre un decennio, la guida dell’AISI non viene affidata ad un generale dell’Arma, interrompendo una consolidata tradizione.

La scelta di Valensise, che proviene dal DIS con una carriera interna ai servizi, potrebbe essere letta come un segnale di fiducia verso figure considerate più tecniche e meno legate all’apparato militare. La messa in discussione del ruolo dell’Arma nel cuore del sistema di intelligence pone interrogativi più ampi sull’orientamento del governo Meloni verso questa fondamentale istituzione per la sicurezza nazionale.

Allora, perché l’esecutivo ha deciso di cambiare rotta, interrompendo la tradizione che vedeva i vertici dell’AISI affidati ad un Generale dell’Arma? Probabilmente la nomina di Valensise riflette la volontà politica di imprimere una svolta nella gestione dell’intelligence interna, puntando su profili considerati più tecnici e meno ingessati in logiche di apparato. La scelta di una figura come Valensise, cresciuta internamente al comparto intelligence e con una mentalità votata alla piena integrazione dei servizi, appare funzionale ad invertire la rotta rispetto al recente passato.

Cosa sta accadendo all’Arma dei Carabinieri?

Ci si deve interrogare, con spirito costruttivo, su cosa abbia portato a questa apparente perdita di centralità dell’Arma nello scacchiere della sicurezza e da tutti i ruoli chiave del governo Meloni. Forse si è rotto quel rapporto di piena fiducia con le istituzioni politiche? Forse qualche errore è stato commesso, alimentando diffidenze anziché cooperazione con gli altri attori dell’ecosistema? O forse è mancata lungimiranza nel comprendere la necessità di evolvere le proprie capacità al passo con le nuove minacce? O, ancora, potrebbero pesare retaggi di rivalità interne?

L’Arma, comunque, resta un pilastro insostituibile nel garantire sicurezza ai cittadini. La sfida è valorizzarne il patrimonio genetico, senza azzerare il passato in nome di una malintesa discontinuità.

Se c’è una perdita di stima, va ricostruita con pazienza. Se c’è una crisi di fiducia, va sanata con il dialogo. Il futuro della sicurezza nazionale passa dalla riscoperta del valore di chi ha servito lo Stato per decenni. Forse ci si è lasciati guidare dalla fretta del cambiamento, senza distinguere tra rinnovamento costruttivo e rottamazione fine a sé stessa.

Arma relegata ad incarichi secondari?

Forse allora la soluzione potrebbe essere quella di assegnare all’Arma un posto di minore rilevanza gerarchica all’interno della catena di comando dell’AISI, ad esempio la carica di Vicedirettore. In fondo ci sono diversi Generali dell’Arma che ambivano legittimamente alla carica di vertice dell’Agenzia. Collocarne uno tra i numero due potrebbe rappresentare un compromesso per bilanciare esigenze di rinnovamento gestionale con la valorizzazione del bagaglio di competenze che i Carabinieri possono mettere a disposizione dell’intelligence nazionale. Certo, relegarli ad un ruolo comunque di secondo piano ne ridimensionerebbe l’apporto al cuore del sistema rappresentando una sorta di “contentino”. Ma sarebbe quantomeno un segnale, anche se minimo, di apertura e volontà inclusiva da parte del Governo.

La scelta del Comandante Generale

Ora che la poltrona di Direttore dell’AISI è stata assegnata, un ultimo interrogativo agita i vertici dell’Arma: chi sarà il prossimo Comandante Generale, visto che i papabili tra i Generali ormai non hanno più come “piano B” una prestigiosa carica nei servizi segreti? La partita è apertissima e la scelta del Governo rappresenterà un banco di prova fondamentale per testare la reale fiducia nell’Istituzione. Occorrerà individuare un profilo in grado di traghettare l’Arma nel nuovo scenario, puntando sull’equilibrio e la lungimiranza necessari per valorizzarne il ruolo in un ecosistema di sicurezza in rapida evoluzione.

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